Dalla siccità agli allagamenti. Il Paese diventa ancora più fragile. I consorzi di bonifica chiedono di fare presto. Il piano per mettere in sicurezza il territorio attende

Siccità e rischio idrogeologico: due facce della stessa medaglia che stringono l’Italia nella morsa della crisi climatica.

Dalla siccità agli allagamenti. Il Paese diventa ancora più fragile. I consorzi di bonifica chiedono di fare presto. Il piano per mettere in sicurezza il territorio attende

Siccità e rischio idrogeologico: due facce della stessa medaglia che minacciano di stringere l’Italia nella morsa della crisi climatica con sempre maggiore ferocia.

Alla deriva

Gli improvvisi temporali che da giorni si registrano localmente nel Paese fanno da preludio alla stagione autunnale. In autunno, infatti, potrebbero verificarsi condizioni climatiche ancora sconosciute per gli standard della Penisola. In questo contesto, il territorio italiano è ormai ad altissimo rischio idrogeologico, “schiacciato tra un’inarrestabile cementificazione e un suolo inaridito dalla lunga assenza di piogge, che lo rende impermeabile ad improvvisi rovesci, accentuando il fenomeno del ruscellamento”. A segnalarlo è Francesco Vincenzi, il Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (Anbi).

In un’Italia vessata dalle gravi conseguenze della siccità e distratta dalla campagna elettorale lampo organizzata in vista delle elezioni del 25 settembre, l’allerta ambientale sta raggiungendo livelli sempre più esasperanti. Al momento, i comuni italiani che devono fare i conti con fenomeni di dissesto del territorio sono quasi il 94% mentre oltre 8 milioni di cittadini risiedono in aree ad alta pericolosità, “spesso non avendone coscienza”, ha dichiarato il Direttore Generale di Anbi, Massimo Gargano. Da qui, l’invito agli italiani a “consultare le mappe e a frequentare la cultura del rischio idrogeologico, di cui sono custodi i Consorzi di bonifica ed irrigazione”.

Con il trascorrere del tempo, ha rivelato Gargano, si è gradualmente persa la conoscenza del territorio e soprattutto della “toponomastica identitaria”. Il processo di modernizzazione legato all’aggiornamento dei nomi di strade e luoghi ha cancellato con un colpo di spugna denominazioni come “via Acquette o zona Stagni” introducendo riferimenti contemporanei che però hanno portato alla rimozione di informazioni utili a dedurre le caratteristiche di una data area. La mancata conoscenza della morfologia dei luoghi, per Gargano, si traduce “spesso in un aggravante nei momenti di emergenza”.

Nel porre l’accento sul rischio idrogeologico che incombe sull’Italia, poi, il Direttore Generale ha rimarcato l’inadempienza degli esecutivi nazionali in materia di politiche ambientali. È da tempo che l’associazione contesta la mancata efficienza della rete idraulica del Paese rispetto a fenomeni atmosferici sempre più estremi e vittima dei cambiamenti climatici e l’assenza di investimenti adeguati nel settore. E per questo motivo era stato presentato il Piano Anbi di efficientamento, “finora disatteso”, che prevedeva una prima tranche di 858 interventi da finanziare con oltre 4 miliardi di euro e che avrebbero dovuto creare circa 21.000 posti di lavoro.

Dalla siccità agli allagamenti

In previsione delle violente precipitazioni che ad agosto si alterneranno a ondate di caldo torrido, Gargano ha sottolineato che “per quanto paradossale possa sembrare, la siccità è il prologo ad una stagione ad alto rischio di frane ed alluvioni”. In quest’ottica, il presidente Francesco Vincenzi ha dato un particolare suggerimento agli italiani. Ribadendo la “situazione di conclamato pericolo”, ha invitato i cittadini a svuotare gli scantinati e mettere in salvo affetti e valori familiari, scongiurando i danni emotivi che potrebbero accompagnare i nubifragi in caso di allagamento.

“Una delle conseguenze meno evidenti, quanto profonde, di un allagamento è la perdita delle memorie di una vita”, ha osservato Vincenzi. “Un elettrodomestico si può ricomperare, i ricordi di una famiglia sono, invece, persi per sempre”.