“Dall’Anac un chiaro atto d’accusa contro il governo Meloni”. Parla Bonelli (Avs): “Stanno smantellando lo Stato così come l’abbiamo conosciuto”

Bonelli (Avs): "Con l’alibi della semplificazione il governo sta determinando una sorta di tana libera tutti"

“Dall’Anac un chiaro atto d’accusa contro il governo Meloni”. Parla Bonelli (Avs): “Stanno smantellando lo Stato così come l’abbiamo conosciuto”

“I dati Anac evidenziano i danni delle riforme Meloni alla trasparenza nella PA. La relazione restituisce un quadro allarmante e non più tollerabile: siamo di fronte a un sistema di appalti sempre più opaco, in cui la scorciatoia dell’affidamento diretto è diventata la regola e non più l’eccezione”. Parola del portavoce di AVS, Angelo Bonelli, che ieri era in prima fila ad ascoltare la relazione del presidente dell’Anticorruzione, Giuseppe Busìa.

Bonelli, che giudizio dà del documento del presidente Busia, certamente non è stato tenero con l’esecutivo…?
“Direi che è un chiaro atto d’accusa al governo Meloni: c’è l’eliminazione dell’abuso d’ufficio – che non è stato seguito da una normativa per fermare gli illeciti amministrativi e questo c’è scritto nella relazione –; la riforma del Codice degli appalti, che col meccanismo dei sub-appalti non ha garantito la sicurezza sul lavoro, che poi è il meccanismo che intende eliminare uno dei referendum di giugno; ci sono gli affidamenti diretti, conseguenza diretta della riforma del Codice degli appalti, che hanno raggiunto ormai il 93%. Insomma, un documento impressionante! Quella relazione è un atto impietoso e oggettivo delle conseguenze drammatiche sulla trasparenza della Pubblica amministrazione”.

C’è poi il problema dell’esplosione degli affidamenti sotto-soglia…
“Quelli sono tutti affidamenti diretti, sottosoglia, oltretutto fatti attraverso il frazionamento degli appalti pubblici. Che è un raggiro incredibile, possibile grazie al governo Meloni”.

Un marziano che sbarcasse oggi in Italia e leggesse quella relazione, si chiederebbe: ma com’è possibile che siate arrivati a questo punto…? E cosa potremmo rispondere?
“Che con l’alibi della semplificazione della Pa, di eliminare lacci e lacciuoli, con questo governo si sta determinando una sorta di tana libera tutti, dove si mettono gli amministratori che devono fare i contratti pubblici al di sopra della legge. Quanto sta accadendo per il Ponte sullo stretto di Messina è un esempio lampante: un’opera che sarebbe dovuta andare a gara pubblica europea, la cui gara era stata fatta nel 2005, che viene mantenuta in vita, norma su norma, legge su legge, e che è diventata in un pozzo senza fondo di sperpero di denaro pubblico. E anche su questo c’è stato un rilievo dell’Anac in commissione, perché è un grande regalo ai privati”.

Ritiene che ci sia un disegno da parte della maggioranza?
“Un giorno eliminano l’abuso d’ufficio, l’altro giorno vogliono eliminare i controlli della Corte dei Conti… Stanno costruendo un’Italia senza regole, nella quale il diritto del più forte, cioè di chi ha il potere economico e condiziona la politica, detta legge. Se la linea la dà il potere economico e non le regole fatte nei parlamento e nelle assemblee elettive, allora la nostra democrazia ha un problema molto serio”.

Capitolo sicurezza: il governo annuncia interventi su interventi, in realtà si sta facendo poco o nulla per evitare le morti sul lavoro, o no?
“La Relazione punta il dito proprio sulle catene di sub-appalti e sulle responsabilità difficili da identificare nel meccanismo della stazione appaltante che poi subappalta. E questo è un problema rilevante: di fatto si rinuncia a esercitare quelle forme di controllo che aumenterebbero la sicurezza”.

Ma da una situazione così ammalorata, si può tornare indietro?
“Questo è il grande tema politico: se da parte delle forze di opposizione non c’è una consapevolezza di quanto sta facendo la destra in questo Paese – cioè lo smantellamento dello Stato come noi l’abbiamo conosciuto, il trupismo che vorrebbero importare anche qui in Italia, uno Stato senza regole, terra di conquista del potere economico -, se le opposizioni non capiscono che c’è una responsabilità storica di trovare un minimo comun denominatore, allora governeranno sempre loro. Per questo trovo risibile che ci sia ancora qualcuno che dall’opposizione possa applaudire a quanto di drammatico sta facendo la destra. Mi riferisco a uno come Carlo Calenda…”.