De Masi inchioda Draghi. “Stop ai prezzi o su i salari”

Per il sociologo del lavoro, Domenico De Masi, attorno al premier Mario Draghi è nata una mitologia che va smontata.

De Masi inchioda Draghi. “Stop ai prezzi o su i salari”

Il premier Mario Draghi dice che bisogna recuperare il potere d’acquisto ma come la Banca d’Italia invita a non creare una spirale prezzo-salario. Domenico De Masi, sociologo del lavoro, che ne pensa?
“Il punto è che i prezzi vanno bloccati ma se salgono non è possibile mantenere fermi i salari. La richiesta di aumentare gli stipendi è determinata dall’aumento dei prezzi. Se questi aumentano devono crescere le retribuzioni altrimenti c’è uno squilibrio a danno dei lavoratori”.

Draghi ha detto che il Covid ha messo in luce la fragilità dei nostri sistemi sanitari. Ritiene che ci siano stati in quest’ultimo frangente investimenti nella sanità degni di nota?
“Che sia uscita fuori la fragilità del nostro servizio sanitario con la pandemia è verissimo. Sebbene il Covid abbia messo in evidenza il coraggio del personale sanitario pubblico. Che si è speso fino in fondo. Noi non abbiamo tutto l’apparato preventivo che è soprattutto fatto dai medici di base e questo va recuperato assolutamente. I medici di base sono pochi perché sono pagati pochissimo. Adesso sul Recovery plan c’è una bella cifra: se viene spesa bene nei prossimi anni si può recuperare il deficit sanitario che abbiamo”.

Per il premier le sanzioni hanno affossato l’economia russa. Non ritiene che abbiano colpito anche noi?
Le sanzioni hanno colpito al 40% la Russia e al 20% noi. Ma la Russia è molto più abituata a tirare la cinghia e a tollerare i sacrifici ai fini di un rispetto della potenza ex sovietica. Mentre noi siamo meno abituati a tirare la cinghia. Il danno che le sanzioni hanno fatto all’Occidente non è paragonabile a quello subito da Mosca ma certamente non è trascurabile. D’altra parte si può capire che meglio le sanzioni che non le armi”.

La crisi non sia una scusa per tradire i nostri obiettivi climatici, ha detto l’ex banchiere. Ma questo Governo secondo lei ha mostrato reale sensibilità per i temi inerenti al clima?
“In effetti gli obiettivi climatici sono passati in secondo piano. Accanto agli obiettivi climatici la guerra ci ha dimostrato che ci sono gli obiettivi nucleari cioè che noi siamo seduti su un grande vulcano che può esplodere da un momento all’altro. Distruggere le armi atomiche e non crearne altre libererebbe un’enorme massa di denaro che può essere usata a scopo di vincere l’altra guerra: quella del riscaldamento del pianeta. Io credo che nel Recovery plan sono previste molte attenzioni verso l’ambiente ma non sappiamo in che misura saranno rispettate. Sulla carta l’impegno preso da Conte e confermato da Draghi c’è”.

Il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani ha richiamato alla prudenza sul passaggio alle auto elettriche. Cosa che ha fatto infuriare gli ambientalisti.
“Cingolani in effetti è stato spesso criticato dai Verdi e dal M5S e da tutti quei movimenti attenti alla questione climatica. Li ha delusi molto”.

Draghi auspica un tetto al prezzo del gas a livello Ue ma ha ammesso che la strada è lunga.
“L’Italia non ha una forza tale da poter fare qualcosa muovendosi in autonomia. Deve cercare necessariamente l’unione con la Francia, la Germania e la Spagna e riuscire a fare un blocco capace di imporre certe cose. Noi avevamo creato tutta una mitologia attorno a Draghi, ché da solo sarebbe stato capace di fare chissà cosa. Ma che può fare? Dietro ha un Paese come l’Italia importante ma non così potente da poter imporre i suoi punti di vista”.