De Masi: “Questa Manovra è uno sbaglio”

Il sociologo Domenico De Masi commenta la Manovra del governo Meloni: "Così andiamo incontro ai disastri del neoliberismo".

De Masi: “Questa Manovra è uno sbaglio”

Agli industriali la premier Giorgia Meloni ha detto che il governo non intende disturbare chi produce. Professor Domenico De Masi, sociologo del Lavoro, che intendeva dire secondo lei?
“Bisognerebbe chiederlo a lei. Ma a occhio significa farsi amici gli imprenditori. Ovvero che non bisogna rompere loro le uova nel paniere. Per esempio non chiedere aumenti di stipendio, non chiedere la riduzione dell’orario di lavoro e via discorrendo. Tutto questo si chiama politica neoliberista”.

Eppure un presidente del Consiglio dovrebbe rappresentare tutti e non solo una parte di Paese.
“La destra è sempre stata dalla parte dominante, mai dalla parte dominata. Se gli italiani avessero voluto un governo che si interessava dei poveri avrebbero dovuto votare a sinistra ma siccome hanno votato a destra adesso si tengono un governo che sta dalla parte dei ricchi e dei più forti”.

Ritornando alla Manovra, dal taglio del cuneo fiscale arriveranno pochi spiccioli in busta paga a chi ha stipendi bassi. Cosa ne pensa?
“Praticamente questo governo sta scontentando sia i lavoratori sia i datori di lavoro. Perché vorrebbe stare dalla parte dei datori di lavoro ma questi chiedono soldi solo che i soldi non ci sono dunque la Meloni può fare solo promesse. Non ha molto da dare e quel poco che aveva da dare glielo ha già dato. D’altra parte i poveri sono in subbuglio perché perdono il Reddito di cittadinanza. Sta avvenendo, in pratica, quello che si prevedeva. Ovvero che la politica che la Meloni prometteva in campagna elettorale non la può fare perché non ci sono risorse”.
E dunque si fa cassa sui poveri, dai percettori del Reddito di cittadinanza ai pensionati? “Mi sembra abbastanza acclarato che si faccia cassa sui poveri e sui pensionati perché è un governo di destra. È l’unico governo di destra europeo, anzi, fatto da tre destre e quando sono tre di sicuro una è estremista. Io sono dispiaciuto da tutto questo ma non stupito perché Meloni aveva scritto nella sua biografia quello che aveva intenzione di fare. C’è poco da meravigliarsi del fatto che abbia deciso di tagliare un po’ il cuneo fiscale e di eliminare il Reddito di cittadinanza. Era ultra noto. Mi meraviglia, invece, la meraviglia della sinistra”.

Innalzamento del tetto all’uso del contante, condoni, colpo di spugna sulle sanzioni a commercianti e artigiani che non accettano i pagamenti elettronici fino a 60 euro. Questa destra ammicca agli evasori?
“Quella del tetto al contante è una pagliacciata che non serve a nessuno se non un poco ai camorristi e ai mafiosi. Non si può concepire la motivazione con cui il governo l’ha sponsorizzata, ovvero garantire la libertà ai cittadini di portare quanti soldi vogliano in giro. Lo Stato mette dei limiti alla libertà, deve farlo. Se vogliamo vivere in comunità dobbiamo rinunciare a qualcosa. Io non sono mai andato con cinquemila euro in giro. E neppure lei credo”.

E sul Pos?
“Questo è un passo indietro perché oramai ovunque si paga con le carte. È la prova che chi ci governa è contrario alla modernizzazione dell’economia e all’emersione del nero. Quando compriamo piccole cose non ci danno spesso la fattura. La grande evasione è fatta soprattutto da piccoli evasori che sono tanti. Il messaggio che dà il governo è che sotto l’etichetta della libertà di mercato si può tollerare anche l’evasione”.

La flat tax cancella la progressività? Si dimenticano i dipendenti a favore degli autonomi?
“Non c’è dubbio che cancelli la progressività. È l’opposto, fa un favore a chi è più ricco rispetto a chi è più povero. Né più né meno”.

Meloni ha detto che il Reddito di cittadinanza è stato concepito come un vitalizio da percepire dai 18 anni fino alla pensione. Per questo la scelta di toglierlo dopo 8 mesi agli occupabili.
“Occupabili che potranno così morire di fame perché in 8 mesi non troveranno lavoro. Su 100 laureati solo 52 trovano lavoro entro 3 anni. E sono laureati. Qui stiamo parlando di barboni, di gente che non ha nemmeno la quinta elementare o la patente”.

Eppure il Rapporto Svimez certifica che il Reddito di cittadinanza ha contenuto la crescita della povertà nel Sud.
“Ma questo Meloni lo sa. Tutti gli aspetti positivi del Reddito di cittadinanza sono ben noti a lei e a tutti. Solo che i media li hanno sempre negati. Per tre anni hanno parlato male del Reddito e dato risalto solo ai pochi furbetti che ne hanno approfittato. Furbetti che, per carità, ci sono ma ci sono pure per non pagare le tasse e tante altre cose. Dire che il sussidio ai poveri sia un vitalizio fino alla pensione è una bugia della Meloni perché nessuno lo ha mai avuto dalla giovane età alla pensione dal momento che esiste solo da tre anni. Ma poi se così fosse si modifica la legge regolandolo meglio non che lo si toglie ai poveracci”.

La ministra del Lavoro, Marina Calderone, ha detto: “Se partiamo dal principio che un contratto determinato necessariamente sia precario, sbagliamo”.
“Ha detto una sciocchezza la ministra. Il contratto determinato non è precario: è peggio che precario. Terminato il periodo di lavoro contrattato si mandano a casa le persone”.

L’introduzione dei voucher aggraverà la situazione?
“Certo perché è ancora più precario di quello a tempo determinato, visto che è a ore”.

Alla Camera ieri si è discusso di salario minimo legale, cavallo di battaglia del M5S su cui ora pare convergere anche il Pd. Ma il governo anche qui frena.
“Una frenata che è un ennesimo regalo agli imprenditori che non vogliono vincoli di sorta o soglie minime di retribuzione orarie da rispettare. Si ragiona intorno a una soglia di 9 euro come salario minimo. Ebbene, se gli imprenditori frenano vuol dire che vogliono pagare meno di 9 euro all’ora che è già poco. Ma ripeto: questo è un governo di destra che farà una politica di destra, neoliberista e a favore delle imprese”.

In compenso avremo il Ponte sullo Stretto…
“Vorrà dire che andremo rapidamente in Sicilia”. (E il professore si abbandona a una risata, ndr).