De Raho: “Attacco alla libera stampa. Così la destra copre le malefatte del potere”

Parla l’ex procuratore antimafia e oggi deputato di M5S, Federico Cafiero De Raho: "Le maxi-multe umiliano il giornalismo".

De Raho: “Attacco alla libera stampa. Così la destra copre le malefatte del potere”

Alla fine la Camera ha approvato il “divieto di pubblicazione, integrale o per estratto, dell’ordinanza di custodia cautelare”, intercettazioni incluse. Federico Cafiero De Raho, ex procuratore antimafia e oggi deputato di M5S, cosa ne pensa?
“La mia valutazione è totalmente negativa e contraria. Porre il divieto di pubblicazione dell’ordinanza di custodia cautelare significa impedire ai cittadini di conoscere fatti gravissimi contenuti nell’atto e posti a fondamento della misura stessa. In sostanza si sottrae all’Informazione un momento fondamentale, quello delle più gravi illegalità che vengono commesse nel nostro Paese. È bene chiarire che per formare la cultura della legalità e sensibilizzare le coscienze, è anche necessario conoscere le manifestazioni del crimine economico, mafioso e terroristico che sono oggetto delle ordinanza di custodia cautelare. Mi lasci dire che il divieto di pubblicazione significa anche coprire le malefatte dei soggetti che operano nei centri di potere e dare loro l’immunità. Il punto è che dare notizia delle ordinanze di custodia cautelare non significa anticipare un giudizio di colpevolezza ma soltanto dare al cittadino la possibilità di conoscere i fatti. Questo, sotto altro profilo, significa anche garantire il destinatario della misura cautelare perché tutti possono valutare la gravità e gli elementi posti a fondamento di un’ordinanza. In sostanza la conoscenza dei fatti da parte dei cittadini è anche una garanzia per i destinatari delle misure cautelari perché questo meccanismo garantisce da eventuali abusi”.

Intanto il governo lavora anche allo stop al carcere per i giornalisti e, in parallelo, all’aumento esponenziale delle sanzioni per i cronisti. Così facendo l’informazione sarà più libera?
“È evidente che i giornalisti e tanti cronisti che scrivono percependo corrispettivi veramente modesti, di fronte al rischio di sanzioni elevatissime verranno condizionati molto più che rispetto alla minaccia del carcere. Questo perché per la detenzione è prevista la sospensione condizionale della pena, mentre per le sanzioni amministrative vi è l’immediata esecutività, che determinerebbe il rischio di rispondere con il modesto patrimonio di cui solitamente dispongono i lavoratori della carta stampata: la minore gravità della sanzione, in realtà si traduce in un maggiore condizionamento per l’immediata ricaduta sul patrimonio del giornalista. Tra l’altro le sanzioni sono completamente sproporzionate perché molti giornalisti impegnati sui temi della giudiziaria lavorano a cottimo, quasi ad articolo, quindi rischiare del proprio li espone a un condizionamento enorme”.

Le destre controllano la Rai, tutto Mediaset e una sfilza di giornali amici. Per tutti gli altri invece prevedono il bavaglio. L’obiettivo è imbrigliare i media?
“Al di là di quello che posso vedere personalmente, credo che sia sotto gli occhi di tutti che l’Informazione è condizionata. Di tanti temi non si parla e gli unici temi di cui si dà notizia sono quelli che attengono al governo e alle politiche della maggioranza. Sono sempre più rare le pagine che riguardano le opposizioni. Quello che noto è che, di volta in volta, vi è una strategia per indirizzare o quanto meno condizionare l’Informazione. Questo lo si evince dalle modifiche normative, le quali riguarderanno probabilmente la diffamazione e anche l’obbligo di non pubblicare le ordinanze di custodia, che mi sembrano evidenti restrizioni poste alla libertà di stampa. Così facendo l’informazione è sempre più richiamata a seguire un certo percorso, senza mai debordare. Quella libertà che prima trovava un limite nell’interesse pubblico alla notizia e nella continenza, oggi è sempre più limitata a uno schema informativo che deve rispettare tanti paletti. Basta un condizionamento, anche di tipo economico, come la sanzione, per arrivare a scoraggiare il giornalista dallo scrivere articoli che potrebbero esporlo a una reazione, la quale si traduce in quelle azioni temerarie su cui, purtroppo, non si è fatto nulla. Anzi le dico che questo tema è sparito dal dibattito parlamentare, mentre prima era centrale”.

Continua a far discutere l’informativa di Crosetto sui magistrati. Il ministro da un lato ha ribadito tutte le accuse, dall’altro ha teso la mano alle toghe. Come giudica l’atteggiamento del ministro?
“Guardi il ministro ha reso un’informativa in Aula nella quale ha sottolineato, virgolettando alcune parti, fatti che ha ritenuto particolarmente gravi. Personalmente ho ascoltato soltanto espressioni di pura libertà di critica. Da quanto mi risulta non è vietato a nessun cittadino, quindi neanche a un magistrato, esporre posizioni critiche. Ritenere che laddove un magistrato si esprima criticamente nei confronti della politica venga posta a rischio la politica stessa, è qualcosa che va contro lo stesso principio costituzionale della libertà di opinione e di espressione. Il magistrato, come qualunque altro cittadino, è libero di valutare e di esprimersi. Immaginare che nella parola del magistrato ci siano valutazioni negative e che queste debbano portare la magistratura a schierarsi contro il governo significa sovvertire completamente la valutazione che va fatta nei confronti delle libere espressioni. Tra l’altro le correnti della magistratura che si palesano all’interno dei convegni, a mio avviso, sono dei laboratori di pensiero in cui ci si confronta e dove le espressioni da parte di alcuni magistrati consentono ad altri magistrati di intervenire ed esprimere il proprio pensiero. Non ci vedo nulla di strano”.

Ieri Nordio ha detto che andranno avanti con l’abolizione dell’abuso d’ufficio malgrado le remore dell’Unione europea…
“Il mio parere è che se l’Italia dovesse andare avanti in questa direzione, certamente il nostro governo andrebbe contro un percorso posto dal Consiglio e dalla Commissione europea. Esiste una convenzione europea contro la corruzione in cui sia l’abuso d’ufficio che il traffico illecito di influenze sono poste come reati da perseguire, con la chiara indicazione rivolta a tutti i Paesi europei ad adeguarsi a tali disposizioni. Escludere la figura dell’abuso d’ufficio significa violare le chiare e precise indicazioni dell’Europa e questo l’Italia non se lo può permettere, sia perché siamo uno dei Paesi che più di tutti ha portato avanti con forza il contrasto alla corruzione, sia perché nell’ambito del Pnrr l’Italia ha il dovere di garantire i pubblici appalti dalla corruzione. E forse qualcuno dimentica che l’abuso d’ufficio è un reato spia proprio della corruzione”.

Qual è il suo giudizio generale sull’operato delle destre in materia di Giustizia?
“Di Giustizia si parla pochissimo, ciò che si sente non riguarda mai il miglioramento o la velocizzazione del processo penale e di quello civile, ma si discute soltanto di temi che servono a rallentare l’andamento del processo. A mio avviso si tratta di interventi a macchia di leopardo che non guardano al sistema Giustizia come un’istituzione che deve funzionare con rapidità, efficacia ed efficienza”.