Quando il debito pubblico cala di dieci miliardi in un mese, Fratelli d’Italia esulta: “Grazie al Governo Meloni, i conti migliorano e l’Italia cresce”, si legge in un post celebrativo sui social datato 15 luglio. Un successo sbandierato con toni trionfali, condito da una grafica acchiappa-like e dalla solita accusa alla sinistra di “catastrofismo”. Ma come dimostra una puntuale analisi di Pagella Politica del 16 luglio, quel calo non solo è marginale, ma viene usato in modo fuorviante per costruire una narrazione autoassolutoria e distorta.
Il debito non cala, aumenta
Il dato utilizzato dal partito di Giorgia Meloni fa riferimento a una pubblicazione della Banca d’Italia, che segnala effettivamente un calo di dieci miliardi tra aprile e maggio 2025. Ma si tratta di una flessione episodica, in un quadro tendenziale ben diverso. Da gennaio a maggio, infatti, il debito era aumentato ogni mese. E rispetto a maggio 2024 è cresciuto di ben 129 miliardi, passando da 2.924 a 3.053 miliardi di euro. Una differenza che smonta qualunque trionfalismo: si tratta del livello più alto mai registrato nella storia repubblicana, in termini assoluti.
Inoltre, come fa notare Pagella Politica, dall’insediamento del governo Meloni il debito è aumentato di quasi 300 miliardi di euro. Altro che risanamento. E anche la variazione mensile tanto sbandierata – quei famosi dieci miliardi – rappresenta un misero -0,33%, del tutto fisiologico in un ciclo annuale dominato da picchi e rientri.
Quando il trucco è ignorare il contesto
Il problema, tuttavia, non è solo quantitativo, ma metodologico. Il post di Fratelli d’Italia presenta il dato del debito in valore assoluto, ignorando il principio basilare dell’analisi economica: rapportare il debito al Pil. È questo indice a restituire la reale sostenibilità di un debito, poiché tiene conto della capacità di un Paese di generare reddito e, dunque, di rispettare i propri impegni. Non a caso, è questo l’indicatore utilizzato da tutte le istituzioni internazionali, Commissione europea compresa.
E proprio il governo Meloni, nel Piano strutturale di bilancio di medio termine pubblicato nel settembre 2024, prevede un peggioramento: il rapporto debito/Pil dovrebbe salire dal 135,8% del 2024 al 137,7% nel 2025. Nessuna inversione di tendenza, ma un deterioramento annunciato.
Tra numeri e propaganda
La manipolazione semantica messa in atto da Fratelli d’Italia è ben nota: isolare un dato, decontestualizzarlo, trasformarlo in prova regina di un presunto successo politico. È lo stesso schema già usato per i salari, la povertà, gli sbarchi, l’occupazione, la spesa sanitaria. Così il debito pubblico diventa l’ennesimo terreno di propaganda, piegato alle esigenze di una narrazione preconfezionata. Ma i numeri, per quanto maltrattati, non mentono.
Se guardiamo ai dati reali, il quadro è nitido: il debito italiano continua a crescere. E se cala per un mese, fa notare Pagella Politica, lo fa in misura irrilevante rispetto alla dinamica complessiva. Nessun effetto Meloni, nessun merito particolare, nessun ribaltamento delle “narrazioni catastrofiste”. Anzi: le previsioni meno ottimistiche – quelle bollate come “ideologiche” – si stanno dimostrando più fondate di certi bollettini trionfali da social media manager.
La dura verità: la realtà non mente
L’insistenza con cui Fratelli d’Italia attribuisce al governo meriti inesistenti tradisce un dato culturale prima che economico: l’incapacità di riconoscere i vincoli oggettivi, la tendenza a riscrivere le regole del dibattito pubblico in funzione dell’efficacia comunicativa, la convinzione che la percezione valga più della sostanza. In altre parole, un rifiuto sistematico del principio di realtà.
Ma la realtà, prima o poi, presenta il conto. E su quel conto – che si chiami debito Pil, inflazione o disoccupazione – il Paese continuerà a pagare interessi, anche se qualcuno preferisce raccontare favole.