Decreto energia e rincari materie prime, i costruttori fregati dal Governo. Non c’è traccia della norma promessa da Draghi

Nel decreto con le misure contro il caro energia non c'è traccia della norma ad hoc promessa dal Governo agli edili.

Salta all’ultimo minuto la norma, inizialmente prevista nel decreto contro il caro energia, che dava alle imprese la possibilità di prorogare o sospendere i lavori per i rincari insostenibili delle materie prime. “Ora sì che il Piano nazionale di ripresa e resilienza si blocca del tutto. Nessun cantiere potrà proseguire in questo modo”: è l’allarme che arriva dall’Ance.

Il Governo aveva annunciato uno norma ad hoc, ma nel decreto energia non c’è

Ma vediamo di fare chiarezza. Nel comunicato diffuso dal Governo al termine del Consiglio dei ministri di venerdì scorso che ha approvato il decreto con le misure contro il caro energia (qui la nota) al paragrafo “Contratti pubblici” si leggeva quanto segue: “Fino al 31 dicembre 2022, le variazioni in aumento dei prezzi di alcuni materiali da costruzione, rilevate dal ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, ovvero gli aumenti eccezionali dei prezzi dei carburanti e dei prodotti energetici, accertati dal responsabile unico del procedimento nell’appalto in contraddittorio con l’appaltatore, possono essere valutati come causa di forza maggiore e dare luogo alla sospensione della prestazione qualora impediscano, anche solo parzialmente, il regolare svolgimento dei lavori ovvero la regolare esecuzione dei servizi o delle forniture. Qualora gli aumenti impediscano di ultimare i lavori, i servizi o le forniture nel termine contrattualmente previsto, costituiscono causa non imputabile all’esecutore e questi può chiedere la proroga del termine per eseguire la prestazione”.

Ma poi nella versione finale del decreto pubblicato in Gazzetta ufficiale la notte scorsa i tecnici dell’Ance si sono accorti che la norma annunciata non c’è più. “Inconcepibile il dietrofront del Governo”, dichiara il Presidente dell’Ance, Gabriele Buia. “Quella norma, che peraltro concedeva solo una tregua senza individuare una soluzione duratura, era l’unico strumento a disposizione delle imprese per non abbandonare del tutto i cantieri, vista l’impossibilità di proseguire i lavori con i costi attuali e la scarsità di materiali. Mi chiedo come si possa pensare ora di portare a termine le opere in corso e come si potranno iniziare i nuovi lavori già previsti: così si sta buttando a mare il Pnrr, senza nemmeno provare a salvarlo”, aggiunge Buia.

Il cambiamento dalla bozza del decreto energia, fanno sapere dal ministero delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibili, è dovuto al fatto che “si è ritenuto più utile, in questa fase, mettere a disposizione delle imprese più risorse per l’adeguamento prezzi, piuttosto che ribadire una norma che è già prevista nell’attuale ordinamento giuridico, precisamente nell’articolo 107 del codice dei contratti”.

Il decreto pubblicato in Gazzetta prevede, infatti, l’aumento per complessivi 320 milioni di euro dei fondi per le compensazioni, anche se Buia ricorda che le imprese “stanno ancora aspettando di ricevere i fondi stanziati per il primo semestre 2021, quando i costi delle materie prime erano la metà di quelli di adesso”. E del resto non si capisce perché inizialmente fosse stata allora prevista.

“Ci vogliono risorse importanti che vanno stanziate subito e tempi più lunghi per la realizzazione delle opere, altrimenti salta tutto. Non siamo noi che lo diciamo è la realtà delle cose”, insiste Buia. Secondo le elaborazioni dell’Ance, i prezzi di ferro-acciaio tondo per cemento armato e di bitume, sono saliti del 40% solo nei primi due mesi del 2022, rispetto allo scorso anno, quando già erano aumentati rispettivamente del 54% e del 35% nel 2021 sul 2020. Per non parlare dei prezzi dell’energia.