Due pesantissime bastonate. Sono quelle rifilate in meno di 24 ore dal Quirinale al ministro, Matteo Salvini sul decreto Infrastrutture, licenziato lunedì scorso dal Consiglio dei ministri, ma pubblicato sulla Gazzetta ufficiale con un testo differente da quello approvato dal Cdm.
Motivo del contendere, il capitolo dedicato ai controlli antimafia, che Salvini e il collega Matteo Piantedosi avevano previsto di trasferire alla Struttura centralizzata per la prevenzione antimafia del ministero dell’Interno, sul modello di quanto già successo per Milano-Cortina 2026. Una “svolta” che Piantedosi aveva presentato come un modo per aumentare i controlli sulle infiltrazioni. Un’interpretazione che però la Presidenza della Repubblica ha giudicato quantomeno inopportuna (per usare un eufemismo). Da qui lo stop del Quirinale e l’eliminazione del passaggio dal testo pubblicato in Gazzetta.
Salvini apre lo scontro col Colle
Un intervento a gamba tesa che ha fatto infuriare Salvini, il quale, ieri mattina ha ordinato al Mit di diramare una nota nella quale si legge: “Il Dl infrastrutture è in vigore. In sede di conversione, il Mit auspica fortemente che il Parlamento possa valutare l’importanza di alcune integrazioni, a partire dal rafforzamento dei controlli anti-mafia sul Ponte sullo Stretto”.
La ruvida risposta di Mattarella
Un vero e proprio atto di sfida, una provocazione che ha spinto il Quirinale a rispondere con altrettanta durezza: “La norma sui controlli antimafia non era contenuta nel testo preventivamente inviato al Quirinale, ma è apparsa poche ore prima della riunione del Consiglio dei ministri”, si legge nel messaggio del Colle.
“La legislazione in vigore contempla norme antimafia rigorose per le opere come il ponte di Messina”, continua il Quirinale, “La norma proposta prevedeva invece una procedura speciale – adottata finora soltanto in casi di emergenza, come i terremoti, o di eventi speciali, come le Olimpiadi – che non risulta affatto più severa delle norme ordinarie. Basti ricordare che la procedura speciale, che veniva proposta, autorizza anche a derogare ad alcune norme previste dal Codice antimafia, deroghe non consentite dalle regole ordinarie per le opere strategiche di interesse nazionale”.
Ma Salvini non si dà per vinto e Pichetto Fratin gli va dietro
Insomma una vera mazzata per Salvini, che da Genova ha comunque ribattuto: “Vorrà dire che sarà il Parlamento a mettere il massimo delle garanzie”, rilanciando la sfida. Intanto il ministro Gilberto Pichetto Fratin, con tempismo eccezionale, annunciava che il progetto del Ponte ha ottenuto “il via libera della commissione Via-Vas con tutta una serie di prescrizioni che naturalmente dovranno essere assolte da parte dell’impresa aggiudicataria”.
M5s: “Bene lo stop al tentativo di Salvini di arginare le regole”
“È da accogliere con favore e non certo con ‘amarezza’ la decisione del Presidente Mattarella di revocare la deroga sui controlli antimafia prevista nel decreto Infrastrutture per il Ponte sullo Stretto”, commenta il Senatore M5s Pietro Lorefice, “Semmai questo è un segnale chiaro e doveroso a tutela della legalità per la quale non esistono, in nessun campo, scorciatoie. Il tentativo di Salvini di aggirare le regole attraverso una deroga affidata al Viminale è stato un atto gravissimo, che avrebbe aperto scenari di opacità e infiltrazioni attorno al già molto poco trasparente Ponte sullo Stretto. Ciò che per questo Governo è un intralcio, i cittadini onesti la chiamano legalità”.
Ma è bagarre anche sui tagli alle Province
Ma quella col Capo dello Stato non è stata l’unica polemica che ieri Salvini si è trovato a dover affrontare. L’altro fronte sono le province che avevano accusato il Mit di aver dirottato al Ponte oltre il 70% dei fondi destinati alle manutenzioni delle strade fino al 2036, circa 1,7 miliardi di euro. E, anche qui, il ministro è stato costretto a una penosa difesa, non negando i tagli, ma sostenendo che quei fondi “servono per gli incrementi dei costi su Genova, per il Terzo Valico e per Genova città”. “Farò il possibile per recuperare i soldi”, ha spiegato Salvini, “il Ponte non c’entra nulla”.
“Dopo aver saccheggiato il Sud, ora Salvini saccheggia le province del Nord”
E anche su questo arriva tagliente il commento del Movimento, per bocca di Antonino Iaria: “Dopo aver saccheggiato i fondi di sviluppo e coesione di Calabria e Sicilia, adesso tocca alle province del Nord. Salvini non ha avuto coraggio neppure di metterci la faccia, affidando a una sbiadita nota del Mit la garanzia che in realtà le risorse per le manutenzioni alle strade provinciali non verranno meno. Adesso che il Mase ha licenziato il parere della commissione Via-Vas, siamo davvero curiosi di capire come sono stati risolti i vari problemi geologici, i nodi ingegneristici e le criticità palesi sul fronte sismico e ambientale”.