Delirio di Fontana e De Luca. I peggiori della classe ora danno lezioni al Governo. Campania verso il lockdown che vuole imporre in tutta Italia. In Lombardia Salvini furioso col presidente che chiude le scuole

In ordine sparso, ognuno per sé. Così si può definire quello che sta accadendo negli ultimi giorni nel nostro Paese alle prese con una seconda ondata di contagi da coronavirus, che stanno letteralmente facendo esplodere ordinanze regionali e restrizioni locali, senza un ratio e senza coordinamento. A fare da apripista il governatore sceriffo della Campania Vincenzo De Luca, che certo non è nuovo a intemerate e anatemi, seguito a ruota da quello lombardo Attilio Fontana, che certo non può essere annoverato fra quelli che si sono distinti per una gestione ottimale della pandemia nei mesi scorsi. De Luca ha addirittura annunciato di voler ripristinare a brevissimo – l’ordinanza in merito dovrebbe essere firmata già domami – il lockdown totale.

“I dati attuali sul contagio rendono inefficace ogni tipo di provvedimento parziale. È necessario chiudere tutto, è indispensabile bloccare la mobilità tra regioni e intercomunale. Non si vede francamente quale efficacia possano avere in questo contesto misure limitate”, ha affermato ieri. Con tutto ciò che ne consegue: è stato molto chiaro a tal proposito Ranieri Guerra, rappresentante dell’Oms nel Comitato tecnico scientifico: “Il lockdown generalizzato provocherebbe rivolte armate”. Cauto il premier Giuseppe Conte, che al momento esclude questa drastica eventualità, pur non nascondendo la criticità della situazione. “Siamo ancora dentro la pandemia, dobbiamo tenere l’attenzione altissima, ma dobbiamo contenere il contagio puntando a evitare l’arresto delle attività produttive e lavorative, come pure la chiusura delle scuole e degli uffici pubblici – spiega – dobbiamo scongiurare un secondo lockdown generalizzato, per questo rimaniamo vigili e pronti a intervenire dove necessario, in qualsiasi momento”.

Non sono tuttavia escluse nuove misure restrittive nei prossimi giorni. Una decisione sarà presa dopo aver analizzato gli ultimi dati del bollettino quotidiano e del monitoraggio settimanale, ma i toni apocalittici di De Luca (“Siamo a un passo dalla tragedia”) certo non aiutano e anche il sindaco di Napoli Luigi De Magistris si appella al buon senso di Conte: “La situazione della Campania è fuori controllo, il governo ne assuma il coordinamento. Trovo sconcertante che, senza comunicazione ufficiale per correttezza istituzionale, De Luca attraverso i suoi canali social comunichi di aver deciso lockdown – dice affranto- attraverso il suo presidente la Campania alza bandiera bianca. è davvero una giornata di rabbia e di grande amarezza. Chiedo al governo di intervenire subito con misure adeguate sul piano sociale, sanitario ed economico. E’ l’appello che faccio come sindaco di Napoli”.

Un po’ come il sindaco di Milano, Beppe Sala, in totale disaccordo con il governatore Fontana che, nonostante le critiche ricevute nei giorni scorsi sulla didattica a distanza, ha ribadito ieri la sua posizione, sottolineando che si tratterà di una misura temporanea (“durerà due settimane e mezzo circa”). In ogni caso il leghista esclude “un lockdown completo” che “sarebbe insopportabile per l’intero Paese, per questo stiamo lavorando nella direzione di individuare misure restrittive in singoli ambiti che impattino il meno possibile sulla vita quotidiana”.

Del resto non poteva fare altrimenti visto che si sta attirando sempre più non solo gli strali dei suoi avversari politici (“Il governatore Fontana ha più volte dimostrato di fare esclusivamente scelte a fini propagandistici e poco sussidiarie per i cittadini. La scuola è di competenza ministeriale, quindi devono interfacciarsi con il ministero. Dove è possibile noi chiediamo le lezioni in presenza. Non è la scuola il luogo principe del contagio”, ha affermato ieri Massimo De Rosa, capogruppo del M5S Lombardia) ma soprattutto sta mettendo in forte imbarazzo il suo tesso partito, con il leader Matteo Salvini che lo ha pubblicamente “chiamato a rapporto” sulla scelta di istituire il coprifuoco dalle 23 alle 5 (provando anche a impedirgli di firmare tale ordinanza), misura che va completamente contro gli interessi delle categorie produttive di cui il Capitano si erge a difensore. Sta di fatto che la Lega esprime oggi due posizioni quasi opposte su come fronteggiare il Covid. A tutto vantaggio di Conte.