Delitto Vassallo, si avvicina l’ora della verità

Dario Vassallo, fratello del sindaco pescatore assassinato nel 2010: "Un cartello di narcos e politici invade la cosa pubblica".

Delitto Vassallo, si avvicina l’ora della verità

“Narcos, politici e uomini delle istituzioni hanno creato un cartello per invadere i beni pubblici e conquistare il territorio. Siamo all’epilogo di una tragedia che ha colpito non solo Pollica, ma tutto il Cilento”. Lo scrive Dario Vassallo, per il quale la verità sul delitto del fratello di Angelo, il sindaco “pescatore” di Pollica assassinato il 5 settembre 2010, è oramai a un passo. L’ultima settimana ha segnato un’evidente accelerata nelle indagini, con l’interrogatorio, durato ben 11 ore, del colonnello dei carabinieri Fabio Cagnazzo, per anni servitore integerrimo dello Stato e che oggi deve difendersi dall’accusa di concorso in omicidio volontario di un uomo divenuto simbolo di riscatto e onestà. Cagnazzo è ritenuto uno dei principali attori di un traffico di droga con il porto di Acciaroli come terminale e crocevia. Un fiume di cocaina che il sindaco Vassallo sarebbe stato pronto a denunciare.

Ai nove nomi già finiti sotto inchiesta, fra i quali figura anche quello del carabiniere Lazzaro Cioffi, per anni attendente di fiducia Cagnazzo e con precedenti legami con gang di spacciatori, si è aggiunto nelle ultime 48 ore anche quello Giovanni Cafiero, elemento di spicco del clan Cesarano di Castellammare di Stabia e Pompei. “La nostra determinazione – sottolinea Dario Vassallo, che presiede una Fondazione intitolata al fratello – ha dimostrato che la forza della cultura e della verità è più potente delle trame oscure di coloro che tradiscono le istituzioni”.

Protagonisti “di un sistema di potere”, spesso denunciato da Angelo Vassallo, e che oggi è anche al centro di un documento di denuncia firmato dai “cittadini perbene di Agropoli e Capaccio”. Un atto di accusa contro quello che nel documento viene definito “un sistema corrotto e criminale, che vede come protagonisti personaggi che sono stati plurinquisiti e pluriprocessati a vario titolo e che ha preso di mira quanti hanno contribuito e contribuiscono a rendere sempre più bella e attrattiva la nostra terra”.

“Se il Cilento rischia di morire – continua la nota diffusa dai cittadini due comuni cilentani – è solo a causa di chi vede e finge di non vedere, di chi sa e finge di non sapere. Chiediamo alla politica onesta – è l’appello dei “cittadini perbene” – di dare un segnale di presenza della parte migliore dello Stato, per mettere fine a un sistema che rischia di soffocare una delle più belle terre in Italia e nel mondo”.