Le Lettere

Deriva autoritaria

La Meloni va avanti col progetto del premierato che, secondo me, deturperà lo Stato democratico come l’abbiamo conosciuto negli ultimi 75 anni.

Vinicio Romei
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Gentile lettore, lei ha del tutto ragione. Per avere mano libera dalla Lega sul premierato, la Meloni ha accettato l’Autonomia differenziata che in passato aveva osteggiato (è un altro dei suoi voltafaccia). Tale riforma delegherà alle Regioni (“Carrozzoni che vanno aboliti!” gridava in passato la Giorgia mito dei voltagabbana) poteri vitali oggi in mano allo Stato, con grandi vantaggi per le regioni ricche (il Nord) a danno di quelle povere (il Sud). Sarà scardinata di fatto l’unità d’Italia. Quanto al premierato, è il sogno di sovvertire l’ordinamento nato dalla caduta del fascismo. Il substrato postfascista, conscio o inconscio che sia, riemerge qui nelle scelte dei Fratelli d’Italia e dei loro sciagurati alleati, intenti più a occuparepoltrone che ad agire in politica.

Oggi la Costituzione, nata dalle migliori menti del dopoguerra, prevede un delicato sistema di pesi e contrappesi (check and balance) tra organi istituzionali. Il Presidente della Repubblica ha due funzioni vitali: nomina il Capo del governo e scioglie le Camere in date condizioni. Questi poteri saranno annullati, aprendo la strada a una possibile deriva autoritaria. La Meloni mente sapendo di mentire quando dice che “la riforma non toccherà il Capo dello Stato”. Lo toccherà, eccome: azzererà le sue funzioni, riducendolo a figura folkloristica dedita al taglio dei nastri nelle cerimonie. Non è questa l’Italia che gli italiani hanno voluto e difeso dal dopoguerra a oggi.

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