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Redazione

Destre al servizio dei signori del fossile

Il No contro lo stop ai motori inquinanti è roba da Mesozoico. Ma fa comodo a chi si arricchisce a spese dell’Ambiente.

Pubblicato il 16 Febbraio 2023 di Giulio Cavalli
Destre al servizio dei signori del fossile

“Eurofollia!”, strillano da Fratelli d’Italia con il senatore Paolo Marcheschi che riesce a vergare un comunicato in cui parla di una “sinistra che impone all’Europa” auto elettriche e per non farsi mancare niente ci butta dentro anche “il vino e le cosiddette case Green”.

Il No contro lo stop ai motori inquinanti è roba da Mesozoico. Ma fa comodo a chi si arricchisce a spese dell’Ambiente

L’eurodeputato Paolo Borchi se la prende con il Pd perché la casa automobilistica Ford negli Usa annuncia il licenziamento di 3.800 dipendenti. Ma il circo è variegato. C’è il presidente della Liguria Claudio Toti che parla di “decisione Ue folle e autolesionista”, le Confindustrie varie che parlano di “scelta ideologica” e addirittura Federcarrozzieri che ci avvisa che le riparazioni costeranno fino al 30% in più perché “l’elettronica particolare che caratterizza tali vetture determina attività più lunghe e costose”.

Non poteva mancare ovviamente, il ministro alle Infrastrutture Matteo Salvini che mica per niente è concentrato sullo spandere cemento in ogni dove, sorridente al taglio del nastro, con un’idea di Paese che arriva direttamente dal Mesozoico.

Il ministro delle Imprese, Adolfo Urso, parla di “una visione ideologica e faziosa che sembra emergere dalle istituzioni europee” e chiede una tempistica più graduale. Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, annuncia che “l’Italia avanzerà una sua controproposta: limitare la riduzione al 90%. Bene la lotta al cambiamento climatico ma bisogna aiutare anche l’economia reale”.

Solo che l’economia reale di cui parla questa destra italiana che si finge sorpresa per una decisione che si sapeva da tempo e che molti di loro hanno anche votato sono semplicemente i biechi interessi che questo governo ha promesso di preservare. Così accade che l’Italia spicchi tra i Paesi cosiddetti occidentali per miopia, per arretratezza e per ignorante conservatorismo.

C’era da aspettarselo, ovviamente, visto che sono gli stessi partiti che dipingono Greta Thunberg come portatrice di interessi occulti per sovvertire l’ordine mondiale. Gli interessi che si possono toccare con mano allo stato attuale sono sicuramente quelli dell’industria fossile a cui questo governo si è legato mani e piedi, pronto perfino a fare l’indecente figura del negazionista pur di non turbare il sonno di chi insegue il fatturato subito fottendosene del pianeta.

Perché in fondo la loro non è nemmeno una guerra alle auto elettriche – di cui sanno ben poco e che gli interessano ben poco – ma è semplicemente un’irrefrenabile difesa dello status quo. La mobilità elettrica, è vero, porta con sé molte incognite come il costo ambientale per produrle e distribuirle o i combustibili fossili che vengono utilizzati per alimentarle ma è uno dei punti imprescindibili per azzerare le emissioni entro il 2050, come è scritto sui documenti che tutti hanno firmato.

Le auto elettriche sono lo spauracchio di questi giorni ma prossimamente arriverà tutto il resto, che sia il consumo di suolo o che siano l’agricoltura e l’allevamento intensivo o che sia l’efficientamento energetico. E sarà ogni volta la stessa storia, questa stessa storia. Vedere il futuro come un’ideologia dà il senso della limitatezza di queste forze politiche ancorate al passato e al mantenimento cristallino del presente.

Anzi, verrebbe da dire, magari fosse un’ideologia: significherebbe che c’è finalmente una parte politica che la porta avanti, se ne appropria, la difende. E si scoprirebbe che accade ogni volta così: chi è incapace di immaginare il futuro non può fare altro che descrivere il presente come il migliore dei mondi possibili.

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