Di Maio al lavoro sul Mes. Mediazione con Pd e Iv per non far saltare il tavolo. Oggi assemblea con tutti gli eletti 5 stelle. All’orizzonte altre possibili uscite

La partita non è di facile soluzione. Tanto all’interno del Movimento cinque stelle, quanto tra Movimento e le altre forze di maggioranza. Al centro delle dispute ancora una volta il Fondo Salva-Stati dopo il via libera dell’Italia alla riforma del Mes in Europa, che ha aperto al dubbio che l’Italia possa in futuro attivare il Fondo. E sebbene tutti i pentastellati oggi dicano che questo non accadrà mai, le chat da alcuni giorni sono infuocate. A scontrarsi sono due posizioni apparentemente antitetiche all’interno della maggioranza: chi ritiene che bisogna cedere e mediare (in Italia come in Europa) per ottenere i risultati in nome della Real Politik, e chi invece ritiene che il Movimento debba restare duro e puro.

Al di là della visione il tema centrale, spiega un senatore pentastellato, è che “non ci si può girare attorno: l’accordo non scritto è che l’Europa ci ha concesso 209 miliardi col Recovery Fund. Ora noi non siamo nella condizione di porre il veto su una riforma come quella del Mes in Europa”. Insomma, mediazione inevitabile viste le concessioni ottenute da Giuseppe Conte a Bruxelles. All’interno del Movimento, però, non sono pochi coloro che non vogliono scendere a compromessi, pur nella certezza – spiegano fonti pentastellate – che mai il Mes verrà attivato in Italia finché il Movimento sarà in maggioranza.

PARTITA A SCACCHI. Proprio per questa ragione nei giorni scorsi la strategia dei Cinque stelle era piuttosto chiara: giungere a una risoluzione della maggioranza da presentare e votare il 9 dicembre in cui si diceva in maniera esplicita che in ogni caso il Mes non sarebbe stato attivato. Peccato, però, che in primis Roberto Gualtieri e poi anche tutto il Pd e Italia Viva si sono opposti: nella risoluzione non ci sarà alcuna specifica di questo tipo. Ed è qui che i Cinque stelle duri e puri sono insorti: troppe concessioni agli alleati di governo, secondo alcuni.

“Se andiamo avanti di questo passo – mormora qualcuno – chi ci dice che un giorno non ci troviamo pure ad attivare il Mes?”. È, questa, una paura condivisa da molti e, dopotutto, legittima: per quale ragione Pd e Iv si sono opposti alla richiesta del Movimento? Proprio perché – c’è ovviamente da aspettarselo – dopo il voto del Parlamento il 9 dicembre tanto Nicola Zingaretti quanto Matteo Renzi torneranno a parlare dell’esigenza di attivare il Mes per coprire le spese sanitarie. E, ovviamente, a questa richiesta il Movimento tornerà ad opporsi. Esattamente come accadeva soltanto qualche mese fa. C’è, però, l’altro lato della medaglia:

“Qualcosa – spiega ancora il senatore 5S – Pd e Iv devono cedere per forza: se si va al voto il 9 così come siamo, si rischia che il Movimento voti diviso e che la maggioranza non abbia più i numeri al Senato”. Un rischio che non è poi così astratto. Ecco perché, dicono i ben informati, la mediazione è ancora in corso per capire dove debba cadere la linea della concessione. La tesi più probabile, in questa partita che sta gestendo direttamente Luigi Di Maio (che ormai ha preso de facto e in toto il ruolo di Vito Crimi), è che la riforma del Mes venga inserita in una risoluzione che menzioni anche altre riforme, anche altri provvedimenti, in un quadro generale e molto allargato.

Dicono le malelingue: per annacquare il tema Mes; dicono gli ottimisti: per mettere anche Pd e Iv dinanzi ad altri temi cari ai Cinque stelle. In ogni caso la partita non si fermerà alla votazione della risoluzione – su cui, se la mediazione come pare dovesse andare a buon fine, si troverà un accordo – ma c’è da giurarci proseguirà con lo spauracchio Mes destinato a tornare.

I POP CORN DI DIBBA
Resta, però, il tema interno ai 5 stelle. Non è detto che a breve altri parlamentari usciranno dal Movimento. Secondo i ben informati è difficile che, anche dinanzi a una risoluzione, deputati “duri e puri” come Pino Cabras, Francesco Forciniti e Raphael Raduzzi possano cedere. Se resteranno nel Movimento o meno, solo il tempo lo dirà. Per ora, intanto, Alessandro Di Battista resta in silenzio. “Starà osservando tutto mangiando i pop corn”, scherza qualcuno. Mentre altri osservano: “Chi mette in pericolo questo governo non capendo in questa fase l’esigenza della mediazione, rischia di portare a gennaio a Palazzo Chigi Mario Draghi. E sarebbe tanto meglio?”.