Di Maio chiama, l’Ue risponde: avanti con le redistribuzioni. La Commissione vigila sui flussi migratori in Italia. E avvisa gli Stati membri: serve maggiore collaborazione

È stato molto chiaro il ministro degli Esteri Luigi Maio, commentando in questi giorni la drammatica situazione che il nostro Paese, e in particolare le coste siciliane, stanno vivendo a causa un eccezionale flusso di migranti che sta letteralmente facendo collassare l’isola: “L’Ue deve riprendere le ridistribuzioni che si sono fermate durante la crisi pandemica. Adesso l’Unione europea deve riattivare quello che abbiamo stabilito a Malta a settembre scorso”. E ancora: “Deve essere chiaro che per noi la Tunisia è un paese sicuro, quindi chi arriva qui viene rimpatriato. Non abbiamo liberalizzato i permessi di soggiorno. Abbiamo la stessa disciplina pre-Covid”. E stavolta, di fronte ad un contesto senza precedenti, l’Europa quantomeno sembra aver preso coscienza della situazione. La Commissione segue da vicino la situazione legata agli sbarchi in Italia e “sta monitorando in maniera molto stretta la rotta del Mediterraneo centrale”. A dirlo, ieri in conferenza stampa a Bruxelles, un portavoce della Commissione, sottolineando che l’Ue segue anche la situazione nei centri di accoglienza, ammettendo che “la situazione a Lampedusa è particolarmente seria e le difficoltà sono significative”. Poi ha aggiunto che, sebbene spetti alle autorità italiane in primo luogo fronteggiare la situazione, la Commissione rimane a disposizione e sta proseguendo “nel coordinamento dei ricollocamenti dei migranti salvati in mare, i contatti con gli Stati membri sono in corso”. Tuttavia, il portavoce su questo aspetto ha sottolineato che “la partecipazione di un numero sostanziale di Stati membri è attualmente assente. Quindi, data la particolare urgenza di trovare una soluzione nel periodo estivo, la Commissione incoraggia fortemente tutti gli Stati membri a partecipare, nello spirito di solidarietà e responsabilità collettiva, alla gestione della migrazione in Europa”. Sia il titolare della Farnesina che quello del Viminale, la ministra Luciana Lamoregese, concordano sul fatto che il nostro confine è anche un confine europeo e con quasi 350 migranti in arrivati in totale autonomia la scorsa notte con una miriade di barchini, altri 85 salvati dalla Guardia Costiera in acque non di competenza italiana nell’indifferenza di Malta, Libia e Francia che non hanno risposto alle chiamate di soccorso e 60 salvati in extremis dalle motovedette dopo ore alla deriva, l’Ue non può non battere un colpo. In maniera tempestiva però. Perché come ha sottolineato Di Maio “Non possiamo ignorare la richiesta d’aiuto che ci arriva dagli amministratori locali. Non dobbiamo aver paura di dire che in questo momento l’Italia da sola non ce la può fare. Il nostro confine meridionale si affaccia su un’area dove il rischio di flussi migratori è enorme. Ma Noi crediamo nell’Ue, crediamo nel progetto europeo, ci sentiamo italiani ed europei e l’Ue deve dare una risposta a questa crisi, soprattutto in una fase in cui c’è un rischio sanitario altissimo con la pandemia”. L’ex capo politico dei 5Stelle parla di “tenuta sociale del Paese”, e anche i toni della Lamorgese non sono dissimili: “Questi arrivi continui sono inaccettabili, stiamo facendo tutto il possibile”, afferma la ministra, che oggi a Roma incontrerà il neo ministro dell’Interno francese Gerald Darmanin che non a caso ha scelto la capitale italiana per la sua prima visita all’estero da quando si è insediato il nuovo governo del premier Jean Castex all’inizio di luglio, proprio per fare il punto sulle questioni migratorie e la cooperazione in materia di sicurezza tra Italia e Francia. E sul tavolo ci sarà anche la riforma migratoria europea.