Di Maio soffia 62 parlamentari e 2 eurodeputati al Movimento. E la Lega di Salvini diventa il primo gruppo alla Camera e al Senato

Di Maio soffia sessantadue parlamentari al Movimento. Esulta Salvini che vede la Lega diventare il primo partito d'Italia

Telefoni roventi, sondaggi per capire da che parte stare e trattative. Poco più di ventiquattr’ore dalla rottura di Luigi Di Maio con il Movimento 5 Stelle, culminata nella creazione del gruppo ‘Insieme per il futuro’, non sono bastate per delineare in modo netto quali saranno gli assetti definitivi dei due partiti.

Anzi la situazione appare altamente instabile e ingarbugliata, con numeri che continuano a cambiare e che sono già ben oltre quanto preventivato dal leader M5S, Giuseppe Conte, e dai suoi fedelissimi. Un progetto che è già ufficialmente partito visto che, in apertura della seduta della Camera che ha all’ordine del giorno le comunicazioni di Mario Draghi in relazione alla crisi in Ucraina, il presidente dell’assemblea Roberto Fico ha comunicato all’Aula l’avvenuta costituzione del nuovo soggetto.

I numeri di Di Maio alla Camera

Difficile trarre una linea di demarcazione netta perché, malgrado le già accertate sessantadue adesioni al nuovo progetto politico di Di Maio, in queste ore molti starebbero valutando l’evolversi della situazione e come schierarsi.

L’unica certezza, al momento, è che la pattuglia del ministro degli Esteri dopo l’annuncio della scissione contava una quarantina di adesioni alla Camera mentre ora queste sono già salite a quota cinquantuno e – c’è da scommetterci – aumenteranno ulteriormente nelle prossime ore.

Tra chi ha già ufficializzato il passaggio al nuovo gruppo ci sono nomi di primo piano del governo come quello della viceministra del Mef Laura Castelli, del sottosegretario agli Esteri Manlio Di Stefano, della sottosegretaria alla Giustizia Anna Macina e della sottosegretaria al Sud Dalila Nesci.

A scegliere Insieme per il futuro pure il questore della Camera, Francesco D’Uva, come anche il presidente della commissione Politiche Ue Sergio Battelli, l’omologo della commissione Cultura Vittoria Casa e il presidente della commissione Agricoltura Filippo Gallinella.

A scegliere Di Maio anche l’ex ministro per le politiche giovanili e lo sport all’epoca del Governo Conte II, Vincenzo Spadafora, come altri ormai ex big del Movimento come Carla Ruocco e Stefano Vignaroli. Stessa scelta compiuta, sempre alla Camera, anche da Cosimo Adelizzi, Roberta Alaimo, Alessandro Amitrano, Giovanni Aresta, Luciano Cadeddu e Andrea Caso.

E ancora Gianpaolo Cassese, Luciano Cillis, Federica Daga, Paola Deiana, Daniele Del Grosso, Margherita Del Sesto, Giuseppe D’Ippolito, Gianfranco Di Sarno, Iolanda Di Stasio, Mattia Fantinati, Marialuisa Faro e Luca Frusone. Nel lungo elenco di nomi c’è anche quello di Antonio Lombardo, che era stato eletto con M5S ma poi si era trasferito in Coraggio Italia.

Oltre a lui anche Chiara GagnarliAndrea Giarrizzo, Conny Giordano, Marta Grande, Nicola Grimaldi, Marianna Iorio, Luigi Iovino, Giuseppe L’Abbate, Caterina Licatini, Pasquale Maglione, Alberto Manca e Generoso Maraia. Gli ultimi deputati che hanno già confermato l’adesione sono Vita Martinciglio, Maria Pallini, Gianluca Rizzo, Emanuele Scagliusi, Davide Serritella, Patrizia Terzoni e Gianluca Vacca. Più esigua ma non meno importante la pattuglia di senatori che hanno scelto di aderire a Insieme per il futuro.

Senato e Parlamentato Ue, chi ha scelto Di Maio

Stando a quanto trapela, sarebbero già undici quelli che hanno scelto di aderire al nuovo soggetto politico. Tra i nomi che vengono dati per certi spicca quello del sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri. A lui si unirebbero i senatori Primo Di Nicola, Vincenzo Presutto, Fabrizio Trentacoste e Antonella Campagna.

Altri nomi dati per certo sono quelli di Daniela Donno, Pietro Lorefice e Simona Nocerino. Ancora ignota l’identità degli altri due nomi che avrebbero già dato l’okay al titolare della Farnesina. Defezioni anche all’europarlamento dove sono passate con Di Maio sia Chiara Gemma che Daniela Rondinelli. Ma i passaggi non sono finiti.

In queste ore altri big del Movimento starebbero valutando la situazione e, al più tardi nei prossimi giorni, potrebbero seguire il titolare della Farnesina. In tal senso le indiscrezioni che circolano fanno riferimento ai nomi degli ex ministri Lucia Azzolina e Riccardo Fraccaro, i quali, almeno fino a questo momento, non hanno commentato i rumor.

Diaspora M5S, esulta solo Salvini

Quel che è certo è che questa dolorosa spaccatura all’interno del Movimento 5 Stelle, ha già cambiato radicalmente i rapporti di forza all’interno del Parlamento e quindi della maggioranza. Con 51 deputati e 11 senatori in meno, è un dato di fatto che M5S non è più la prima forza politica del Paese.

Un ruolo che ora spetta alla Lega di Matteo Salvini che, in modo davvero casuale e nel pieno di tensioni e rivalità che sconquassano il partito, si riscopre la prima forza parlamentare. Dati alla mano, a Montecitorio il Movimento può contare – salvo ulteriori e possibili fughe – su 105 deputati. Possono sembrare un buon numero ma si deve tenere conto che a inizio legislatura erano ben 227.

Il Carroccio, invece, può contare su 132 deputati – quindi 27 in più dei 5 Stelle – e al momento nulla fa pensare che questo numero possa variare. A Palazzo Madama, invece, ci sarà un pareggio perché sia Conte che Salvini possono contare su 61 senatori. Cosa significa tutto ciò? Difficile a dirsi.

Per effetto della spaccatura che ha dilaniato i pentastellati, è facile immaginare che il Movimento possa diventare più intransigente nei confronti del Governo Draghi anche se, assicura il leader M5S, non c’è l’intenzione di rompere.  Chi verosimilmente potrebbe sfruttare la situazione è il Carroccio che da tempo cerca spazi d’azione per recuperare consensi con cui disinnescare l’opa sul Centrodestra da parte di Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia.

Così è facile immaginare come Salvini possa sfruttare il ruolo di prima forza parlamentare per fare pressioni sul premier così da ottenere risultati da tradurre in preferenze, col rischio di tirare troppo la corda e portare alla fine prematura dell’Esecutivo stesso. Proprio quello che Di Maio, con il suo nuovo progetto politico, ha detto di voler scongiurare a ogni costo.