In cella per calunnia, una vita distrutta

di Nicoletta Appignani

Per omicidio no. Per calunnia sì. In un’Italia dove la giustizia può essere folle capita anche questo. Diciannove giorni di carcere in isolamento per il reato di calunnia. Una misura abnorme per un reato simile, che ha distrutto la vita di Massimiliano Clerico, imprenditore e politico biellese di 36 anni. Al punto che l’uomo adesso è scomparso nel nulla.

Massimiliano è sparito il 19 dicembre quando è uscito da un albergo di Roma portando con sé solo un cambio e pochi soldi. Niente bancomat né carta di credito. Il cellulare non dà segni di vita. L’unica speranza della madre che lo cerca angosciosamente è appesa ad una mail inviata dalla casella postale del figlio, anche se non c’è certezza che a spedirla sia stato davvero lui.

Il calvario dell’uomo e di sua madre, Maria Angela De Lorenzi, inizia nel novembre 2010, quando ad un giornale piemontese arriva un fax anonimo in cui si sostiene che Clerico sia stato minacciato con una pistola da un amico e collega di partito, il Pdl. Il fax non viene preso in considerazione. Ma non è finita qui. Pochi giorni e ne arriva un altro, stavolta firmato. Il mittente è Cesare Rolando, un dipendente di Clerico. Interrogato dai carabinieri conferma tutto: lui ha visto la pistola, era presente. Clerico però lo smentisce: non è mai accaduto nulla di simile. Rolando allora cambia versione: dice di essere stato pagato per mentire, sollecitato da due personaggi: Luca Sangalli, avvocato e sindaco di Vigliano e Francesco Rossi, un ex dipendente delle Poste e collaboratore dello stesso Sangalli. I due però non lo hanno mai visto. E si arriva così alla terza versione: quelle missive sarebbero state scritte dallo stesso Clerico e dalla madre. Nessuna prova. Nessun testimone. Massimiliano Clerico viene però incredibilmente arrestato e rinchiuso in carcere per 19 giorni perché presumibilmente avrebbe calunniato qualcuno. Il processo a suo carico, rimandato nonostante il rito immediato, si conclude nell’Ottobre del 2011 con una sentenza di condanna a 2 anni e 8 mesi di carcere. L’appello, seguito dall’avvocato Andrea Conz, è previsto per il prossimo 4 luglio. Per questo Clerico è a piede libero. Nel frattempo però, nel giro di appena due anni, l’azienda di famiglia è fallita e la credibilità politica distrutta. Una conseguenza ovvia in un comune di appena 40.000 abitanti. Troppo per un uomo solo anche di fronte a una giustizia nel suo caso assurdamente punitiva. Di cui da settimane non si sa più nulla.