Dietro ai roghi estivi c’è lo zampino dei clan

Dietro molti degli incendi che devastano il territorio nazionale si nasconde la mano della criminalità organizzata.

Dietro ai roghi estivi c’è lo zampino dei clan

L’Italia brucia e non è solo colpa del clima rovente causato dal cambiamento climatico o dalla lentezza con cui la politica sta affrontando il problema. Infatti dietro molti degli incendi che devastano il territorio nazionale si nasconde la mano della criminalità organizzata, che usa il fuoco come strumento di speculazione edilizia e di gestione dei rifiuti. Lo rivela l’ultimo report di Openpolis che analizza il fenomeno degli incendi dolosi in Italia e il ruolo delle mafie nel favorirlo.

Dietro molti degli incendi che devastano il territorio nazionale si nasconde la mano della criminalità organizzata

Premessa di questo studio è che “gli incendi sono fenomeni naturali” e “se molto rari, contribuiscono a rigenerare le foreste e a limitare la diffusione di parassiti, ma anche a ridurre l’accumulo di combustibile, come evidenzia la European environmental agency (Eea)”. Il problema sorge quando “sono grandi e frequenti” in quanto risultano estremamente dannosi per l’ambiente, la biodiversità e, per non farsi mancare niente, la salute di chi abita nelle vicinanze. Se negli ultimi decenni è diventato evidente il ruolo cruciale dei cambiamenti climatici nello sviluppo dei roghi boschivi, troppo spesso si sottovaluta come questi vengano innescati dall’uomo, “spesso in modo volontario e mirato”.

Il documento spiega come “gli incendi per ampliare le aree coltivabili, per favorire la speculazione edilizia, i roghi presso le discariche – come quello avvenuto pochi giorni fa nel comune di Ciampino, alle porte di Roma – sono tutti esempi di reato compiuto al fine di trarre un profitto”. Come noto la protezione civile individua 3 possibili cause di incendio: naturali, colpose e dolose, più una categoria residuale che comprende tutti gli episodi rimasti inspiegati. Contrariamente a quanto voglia far credere qualcuno, le cause naturali sono considerate “estremamente rare” e non sono legate ad alcun intervento umano ma “determinate da fenomeni come i fulmini e le eruzioni vulcaniche”.

Quelli colposi e dolosi, al contrario, vedono una partecipazione attiva dell’essere umano. “Nel primo caso di matrice involontaria, dovuti a comportamenti irresponsabili e imprudenti” come l’abbandonare un mozzicone di sigaretta in prossimità di sterpaglie. Nel secondo caso, invece, si parla di matrice volontaria ossia con il preciso “intento di arrecare danno”. Come riporta Openpolis, oltre al dolo dovuto a cause difficilmente identificabili, la protezione civile evidenzia due possibili cause di episodi di natura dolosa: “le manifestazioni di protesta da una parte e la ricerca di profitto dall’altra”.

Rientrano in quest’ultima categoria “gli incendi scatenati per ampliare il terreno coltivabile, per la speculazione edilizia e per il bracconaggio. In altri casi, a scatenare gli incendi sono proprio le persone incaricate di spegnerli, per generare lavoro da svolgere”. Dati alla mano i roghi dolosi sono proprio quelli che più frequentemente colpiscono il territorio italiano infatti “in un’analisi dettagliata relativa ai reati contro ambiente e paesaggio nel periodo 2006-2016, Istat ha rilevato che negli anni è aumentata la quota di incendi di natura dolosa rispetto a quelli di natura colposa”.

In particolare e specificamente guardando alle persone contro cui viene avviata un’azione penale per violazione in materia di incendio boschivo, nel 2006 ammontavano al 60,4% mentre nel 2015 sono arrivate a quota 72,2%. Particolarmente interessante, secondo lo studio, è il dato relativo alle denunce per incendio boschivo che nel 2021 sono state 514. Nell’ultimo decennio solo in due occasioni si è avuto un valore maggiore ossia nel 2012, con 660 denunce, nel 2017 quando sono state 632. Inoltre se si considerano tutte le tipologie di incendio e non soltanto quelle che hanno colpito zone boscate, cespugliate o arborate il totale del 2021 arriva a 1.597 denunce.

Ma la situazione peggiora ulteriormente se si guarda ai dati legati agli eco-reati elaborati annualmente da Legambiente secondo cui nel 2022 sono stati registrati oltre 5.207 reati di questo tipo. Prima tra le regioni è la Calabria con 611 reati (11,6% del totale nazionale), seguono Sicilia (544, 10,6%), Lazio (479), Toscana (441) e Lombardia (415). “Molto spesso gli incendi dolosi sono attribuibili a organizzazioni criminali.

In particolare, secondo quanto ricostruito dalla Banca d’Italia, i danneggiamenti seguiti da incendi rientrano tra i ‘reati spia’ che indicano una presenza mafiosa sul territorio. Specificamente suggeriscono una forma di controllo sul territorio, più che il semplice svolgimento di attività illecite” prosegue il report di Openpolis che mette a nudo, oltre ogni ragionevole dubbio, come il fenomeno dei roghi è sempre più spesso legato alle mafie che, dietro agli incendi, ha sviluppato un vero e proprio business.

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