Dimaiani in pressing sugli indecisi, ma i 5 Stelle non stanno a guardare e tentano lo sgambetto al Senato

Dimaiani in pressing sugli indecisi. Ma il Movimento 5 Stelle non resta a guardare e prova lo sgambetto in Senato

Dimaiani in pressing sugli indecisi, ma i 5 Stelle non stanno a guardare e tentano lo sgambetto al Senato

La caccia agli indecisi da parte dei dimaiani e il contro tentativo dei contiani di riportare all’ovile qualcuno dei sessantadue parlamentari fuoriusciti dal Movimento. Si gioca tra telefonate, sms e messaggi whatsapp, il secondo round della dolorosa scissione che ha spaccato in due M5S.

Un pressing continuo – e rigorosamente bipartisan – che in queste ore sta agitando sia pentastellati che gli esponenti del neo nato gruppo di Insieme per il futuro.

Le trattative con gli indecisi

Che la faida non si sarebbe conclusa con lo strappo di Luigi Di Maio e tanto meno a distanza di due giorni scarsi, era facilmente preventivabile. Del resto in questa diaspora non sembrano esserci né vincitori né vinti e tutti vogliono far prevalare le proprie ragioni.

Da un lato i fedelissimi del ministro degli Esteri che vogliono accrescere le proprie truppe, ben consci che in queste ore sono molti i parlamentari e i big che sono indecisi su come posizionarsi, e dall’altro i contiani che devono necessariamente tappare una falla che è già una voragine.

Quel che è certo è che malgrado da ambedue le parti ci si affretti a smentire l’inizio di una sanguinosa campagna acquisti, la realtà dei fatti sembra dire il contrario. Per quanto riguarda i dimaiani, come si rumoreggia nei corridoi del Transatlantico, sono diversi i nomi su cui è in corso un frenetico pressing a partire dall’ex ministra dell’istruzione, Lucia Azzolina, e dall’ex sottosegretario a Palazzo Chigi, Riccardo Fraccaro.

Sondaggi che avrebbero riguardato anche l’ex sindaca Chiara Appendino, data tra i papabili aderenti al progetto politico lanciato dal ministro degli Esteri, la quale ha sostanzialmente risposto con un “no grazie” spiegando al Corriere della Sera che “Di Maio e diversi parlamentari hanno fatto una scelta che non condivido assolutamente”. Ma lo scouting non si limita solo a questi nomi e sta andando avanti serrato.

Gli altri nomi sul taccuino

A riprova di ciò c’è il fatto che tra gli scissionisti c’è perfino chi fa sapere che in queste ore si sta discutendo “con molti amici rimasti nel Movimento che sono delusi dalla gestione di Conte” e che a breve se ne vedranno delle belle. Altro nome su cui si starebbero concentrando le attenzioni di Insieme per il futuro è quello dell’ex ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede.

L’ex guardasigilli viene visto dagli scissionisti come un profilo papabile in quanto era apparso piuttosto tiepido in Consiglio nazionale M5S quando era all’ordine del giorno la possibile espulsione di Di Maio che, come noto, non si è concretizzata. Pressing che in queste ore non avrebbe risparmiato neanche il capogruppo del Movimento alla Camera, Davide Crippa.

Il contropressing pentastellato sugli indecisi

Di pari passo alle manovre della pattuglia capitanata dal titolare della Farnesina, procedono anche quelle del Movimento 5 Stelle che di certo non vuole restare a guardare. In tal senso la strategia sarebbe piuttosto semplice, da un lato riallacciare i rapporti con quei pentastellati che nel tempo sono fuoriusciti perché in contrasto con la linea politica ‘governista’ mentre dall’altro provare a riportare all’ovile qualche parlamentare tra quelli entrati nel gruppo di Di Maio.

Se tra i primi è facile pensare ad Alessandro Di Battista, il quale – però – pone come condizione la fuoriuscita dal governo Draghi, ben più complesso è capire chi tra i dimaiani può fare marcia indietro. Qualcuno può pensare che quest’ultima sia una manovra impossibile ma così non è. Anzi è già successo con il senatore Emiliano Fenu che, dato per certo nelle prime ore della scissione, poi ci ha ripensato preferendo restare nei 5 Stelle.

Un ripensamento confermato dalla deputata Vittoria Baldino che ha fatto sapere che “nella notte c’è stato un ripensamento. Fenu, turbato dopo aver annunciato il passaggio con Di Maio, alla fine ci ha ripensato”. Ma perché lo ha fatto? Ebbene secondo quanto fanno sapere alcune fonti a La Notizia, a convincerlo sarebbe stata una telefonata tra il senatore e il leader Conte. Insomma quella che viene definita ‘una compravendita’ c’è ed è rigorosamente bipartisan.

Non solo. Dal Movimento sarebbe forte il pressing soprattutto nei confronti dei senatori fuoriusciti, con il preciso intento di soffiarne qualcuno così da rendere impossibile la creazione di un gruppo autonomo a Palazzo Madama. Per poter dare alla luce un gruppo, infatti, servono almeno dieci senatori e tanti, almeno al momento, sono quelli che hanno già ufficializzato il passaggio a Insieme per il futuro. Si tratta di un’operazione estremamente complessa ma a cui, evidentemente, i contiani credono.

Il supporto a tempo al premier Draghi

Ben più semplice, invece, è il riavvicinamento agli ex 5 Stelle. Del resto lo ha detto chiaro e tondo Ignazio Corrao, europarlamentare indipendente nei Verdi europei ma soprattutto ex M5S, in un’intervista a La Notizia. A suo parere, infatti, la scissione potrebbe dare vita a “un Movimento risanato e rinsavito” che “potrebbero ritornare a dialogare con uomini come Alessandro Di Battista e, perché no, come me”.

Insomma un’opportunità per un ritorno alle origini più dure e pure, non di certo la fine del Movimento che al contrario, sempre secondo lui, ora ha la strada in discesa: “Il primo step è stato liberarsi dai rami secchi di chi pensa al potere e alla carriera. Il secondo passo dovrebbe riguardare il rilancio del Movimento come forza ambientalista e attenta ai temi della giustizia sociale, come ha fatto finora con le battaglie sul Reddito di cittadinanza e sul Salario minimo.

L’altro passo sarebbe smarcare il M5S da questa accozzaglia di Governo”. Ma il leader del Movimento 5 Stelle in queste ore non può e non vuole strappare con Mario Draghi, altrimenti finirebbe per dare ragione ai dimaiani. Per questo ha ribadito più volte che l’appoggio al premier, almeno per il momento, non è in discussione.

Certo si tratta di un sostegno ma che sembra essere a tempo, del resto in politica le cose possono cambiare anche molto velocemente come Di Maio insegna. E guardando al futuro di possibili casus belli che potrebbero portare Conte a sganciarsi da Supermario già se ne intravedono diversi: dalla battaglia romana sull’inceneritore, al prossimo invio di armi a Kiev o, al più tardi, quando si discuterà la prossima legge di stabilità.