Dirigente a Palazzo Marino? Quasi più conveniente che guidare l’Organizzazione delle Nazioni Unite. Stipendi d’oro ai vertici del Comune di Milano. E con il premio dei dipendenti si pagano i manager

di Alessandro Barcella

Lavorare per il Comune di Milano? Può essere quasi più conveniente, per il portafogli, che dirigere l’Organizzazione delle Nazioni Unite. A patto, però, di ricoprire incarichi dirigenziali al vertice della struttura. Il dato sui maxi-stipendi a Palazzo Marino raccontano una situazione a tratti imbarazzante. Il primo ruolo d’oro è quello occupato dal Direttore Generale del Comune Davide Corritore, figura attualmente uscente e che ha sino ad oggi portato a casa una retribuzione lorda annua di 191mila euro. Ben 5000 euro in più di una certa Hillary Rodham Clinton, ex first lady e Segretario di Stato Usa (sino al gennaio 2013). E 35mila in più del segretario generale dell’Onu Ban Ki Moon, probabilmente alle prese con “grane” più spinose dell’emergenza sicurezza milanese.

Tra Cameron e Putin
Qualche scalino più sotto il Capo di Gabinetto del Sindaco nonché Direttore ad interim della Comunicazione Maurizio Baruffi, che di euro annui lordi ne incassa 129.200. Poco male verrebbe da dire, se consideriamo che il Premier inglese David Cameron ne percepisce appena 49mila in più. Meno fortunato appare il Direttore del settore relazioni istituzionali e rapporti con la città, quel Gianni Confalonieri “fermo” a quota 108.500. Pur sempre un bel guadagnare però, 16mila euro in più di quanto portato a casa nel corso dell’ultimo mandato di premier dal russo Vladimir Putin.
Sotto di loro, dopo i 108mila lordi circa dello stesso Sindaco Giuliano Pisapia, una lunga teoria di poltrone e posizioni organizzative ben remunerate, con i direttori di settore posizionati tra i 90 e i 130mila euro lordi l’anno. Un elenco che potrebbe davvero quasi continuare all’infinito, e spalancare le porte a considerazioni su questa imbarazzante sproporzione tutta italiana.

I cugini poveri
Molto più in giù nella piramide retributiva il resto di quei quasi 15 dipendenti regolarmente in forza per l’ente Comune: uscieri, impiegati, commessi, per i quali il portafogli non è poi così sorridente. Gli stessi che pochi giorni fa sono scesi in piazza a protestare, e non accadeva da almeno 15 anni.
A far scoppiare il “bubbone” il progetto di riorganizzazione aziendale della Giunta Pisapia, che per i lavoratori nasconde i soliti balletti di poltrone. Nel mirino della protesta sono finite le nuove “posizioni organizzative”, figure intermedie tra il funzionario e il dirigente. Quadri alti della macchina amministrativa comunale che “rosicchierebbero” risorse ai già penalizzati dipendenti, stando al parere di questi ultimi. Non accadeva dalla vecchia Giunta Albertini, dicevamo: il 13 maggio scorso quattro sigle sindacali (Cisl, Uil, Usb e Csa) decidono di incrociare le braccia, paralizzando in parte i servizi della città.

“Giù le mani dal fondo”
“Il fondo di produttività dei dipendenti non è un bancomat – tuonano i sindacati – e stiamo assistendo al pagamento di queste nuove posizioni organizzative con parte del fondo destinato ai lavoratori”. Ingordigia pura, sembrerebbe di capire. Marisa Pasina, segretario Uil Fp di Milano, spiega: “ Si è deciso unilateralmente di aumentare il numero delle posizioni organizzative e di attribuire loro, sempre unilateralmente, le fasce retributive, prima di definire il totale che tale operazione comporterà. Una scelta che andrà ad incidere sul fondo della produttività di tutte le lavoratrici e i lavoratori dell’Ente: questo è antisindacale”.
Non tutte le sigle sindacali però concordano sullo sciopero, Cgil in testa. “Pur avendo criticato con forza l’Amministrazione per le decisioni di riorganizzazioni senza aver avviato alcun confronto – spiega il segretario Fp Cgil del Comune di Milano Tatiana Cazzaniga -, abbiamo tuttavia ottenuto un tavolo lo scorso 4 aprile, durante il quale il Direttore Generale e l’Assessora Chiara Bisconti si sono impegnati ad avviare da subito il confronto partendo dalle idee e non da decisioni già stabilite: per questo motivo abbiamo deciso di continuare a partecipare ai tavoli convocati. L’Amministrazione aveva convocato tutte le sigle sindacali per il 31 maggio gia’ un mese fa, prima dello sciopero. Noi siamo comunque pronti alla mobilitazione in caso che il tavolo delle Politiche Occupazionali che si e’gia’ avviato non porti ad un accordo che preveda, come l’anno scorso, l’assunzione di lavoratori nel numero massimo previsto dalle norme”. E dei mega-stipendi chi se ne occupa?