Disastro Sardegna per le destre. Le regionali spaccano tutto

Salvini terrorizzato dalla candidatura Ue di Meloni prova ad uscire dall’angolo spingendo quella di Vannacci.

Disastro Sardegna per le destre. Le regionali spaccano tutto

Nonostante il duello all’ultimo sangue che si sta consumando tra Fratelli d’Italia e Lega su chi debba candidarsi alla guida della Regione Sardegna, il sindaco di Cagliari di FdI, Paolo Truzzu, indicato dal tavolo sardo di centrodestra di qualche giorno fa – fatta eccezione per il Carroccio e il Partito Sardo d’Azione che spingono per la riconferma dell’attuale presidente Christian Solinas (nella foto) – si atteggia già a candidato. “Sì, mi sento il candidato governatore”, ha dichiarato ieri. Senza far mancare l’appello a Lega e Partito Sardo d’Azione, affinché presto “possano essere con noi in squadra”.

Dopo Meloni pure Tajani frena sul terzo mandato. Mossa di Forza Italia per blindare Bardi e Cirio

E per far capire che fa sul serio, sempre nella giornata di ieri, ha chiamato a raccolta gli alleati per un primo incontro operativo in vista delle scadenze con la presentazione dei simboli e delle liste. La Lega ha fatto sapere di non aver ricevuto inviti e ha confermato di attendere una sintesi nazionale sulla candidatura prima di qualsiasi confronto. Perché per il Carroccio il candidato naturale resta l’uscente Solinas. Il segretario del Psd’Az non rilascia dichiarazioni dal giorno del vertice a Palazzo Tirso, per il partito ha parlato però il presidente Antonio Moro, che ha ribadito con forza il punto: “Il tavolo regionale non ha raggiunto nessuna intesa unitaria e non ci sono al momento candidature ufficiali condivise che possano arrogarsi il titolo di coalizione di centrodestra, men che meno civico e sardista”.

In attesa dunque che ci sia un chiarimento tra i leader nazionali, Matteo Salvini ha puntato i piedi e dopo l’aut aut per voce del vice segretario Andrea Crippa – se si ridiscute Solinas, si riaprono i giochi anche sulle altre quattro Regioni al voto nel 2024 (Abruzzo, Basilicata, Piemonte, Umbria) – ha fatto una proposta che per FdI non appare ricevibile. “FdI – ha sempre detto Crippa – deve avere l’ambizione e l’obiettivo di andare a conquistare nel 2025 le quattro Regioni (Emilia-Romagna, Toscana, Campania e Puglia) amministrate dal centrosinistra indicando come candidati i suoi uomini migliori”. Ma si tratta di regioni dove non è facile vincere.

Salvini terrorizzato dalla candidatura Ue di Meloni prova ad uscire dall’angolo spingendo quella di Vannacci

Ecco perché Giorgia Meloni è diffidente. Pare che dietro l’impuntatura di Salvini su Solinas ci sia anche la decisione della leader di FdI di candidarsi alle Europee. Tanto che Salvini decide di fare lui il passo indietro: “Non mi candido”, dichiara in serata. Il leader leghista temeva che se fosse sceso in campo anche lui, dalla competizione con la premier avrebbe potuto uscire con le ossa rotte. C’è poi il caso del Veneto. Nella conferenza stampa del 4 gennaio Meloni ha detto che a decidere del terzo mandato sarà il Parlamento e non il governo. Se Luca Zaia dovesse avere il sentore di perdere la guida della Regione conquistata con percentuali bulgare – e che andrà al voto il prossimo anno – potrebbe decidere di candidarsi alle Europee.

Ora il confronto Zaia-Salvini non ci sarebbe più. La Lega, poi, non ha nessuna voglia di lasciare il Veneto a FdI, anche se Meloni non può accettare di rimanere fuori dalla guida delle regioni produttive del Nord, ovvero Lombardia, Piemonte, e appunto il Veneto. In questo scontro tra Meloni e Salvini, il vicepremier e ministro azzurro Antonio Tajani non è disposto a sacrificarsi per Solinas. A Forza Italia interessa portare a casa la riconferma dell’uscente Vito Bardi in Basilicata e di Alberto Cirio in Piemonte su cui avrebbe avuto garanzie da Meloni in cambio del suo sostegno nel braccio di ferro con Salvini.

Non è un caso che Tajani ieri abbia frenato sul terzo mandato. Peraltro – ragionano i meloniani – la logica degli uscenti è già saltata lo scorso anno con la staffetta Musumeci-Schifani in Sicilia. Delle cinque regioni al voto quest’anno, secondo questa logica, Meloni dovrebbe accontentarsi solo della riconferma di Marco Marsilio in Abruzzo. Mentre la Lega avrebbe Donatella Tesei in Umbria e Solinas in Sardegna. Ecco perché non intende mollare su Truzzu.