Lavoro, fiducia alla Camera: lo scontro è rimandato

di Lapo Mazzei

I primi scogli sono stati superati. Ma le acque restano comunque agitate. E sì, perché se il governo ha incassato dalla Camera la fiducia sul decreto legge sul lavoro, con 344 voti favorevoli e 184 contrari, oggi attorno alle 12 è previsto il voto finale del provvedimento, questo non vuol dire aver vinto la guerra ma solo una battaglia. Quando il dl passerà al Senato per la seconda lettura, dove potrebbero esserci le sorprese, soprattutto da parte di coloro che vanno cercando un qualunque pretesto per mettere in difficoltà l’esecutivo guidato da Matteo Renzi. In apparenza quindi sarebbero stati superati gli ostacoli di questi ultimi giorni in cui si era consumato lo scontro nella maggioranza tra Pd e Nuovo Centrodestra, sempre più sull’altalena. E sì perché gli alfaniani, avendo un occhio sempre aperto sui sondaggi per le europee, si sono scoperti di lotta e di governo.

Fiducia ritrovata
Partiamo dai governativi. Il governo non corre rischi, ha assicurato Angelino Alfano, anche perché “sostenerlo significa mettersi dalla parte del Paese”. Lo stesso Renzi “sta rinnovando la sinistra, anche nei contenuti, lo si è visto sul decreto Lavoro in Commissione”, ha aggiunto Alfano, spiegando che le “resistenze” sono arrivate dalla sinistra del Pd. “Renzi sta compiendo un grande sforzo”, ha chiosato il ministro dell’Interno. E poi ci sono quelli di lotta. “Il testo del governo era un testo ottimo, i problemi sono arrivati dalla commissione Lavoro, dove ha votato solo il Pd con alcuni passaggi – i peggiori – votati anche da Forza Italia”, sostiene in Aula il deputato Ncd, Sergio Pizzolante. Ragione per la quale Ncd ha votato, molto criticamente, a favore. “Si è detto di no alla mediazione del governo che avrebbe consentito alle imprese di scegliere tra formazione pubblica e privata. Noi voteremo la fiducia perché il Pd ha rovinato solo una parte del decreto, che è comunque un passo avanti rispetto alla Fornero. Ma al Senato”, conclude”, lavoreremo per modificare questo decreto, figlio della cultura conservatrice di una parte del Partito democratico. Cosa succederà quando entreremo nel merito del Jobs Act? Alla Camera si sta ergendo un muro contro la linea blairiana del premier Renzi, che noi sosteniamo”. Insomma, un po’ di qua e un po’ di la.

I dubbi di Scelta Civica
Anche Scelta Civica ha votato sì alla fiducia, ma “il testo è un parziale fallimento politico”, ha affermato il capogruppo alla Camera, Andrea Romano. “Avremmo preferito che non si arrivasse al voto di fiducia sulla prima vera riforma economica varata da questa maggioranza”, dice il deputato nel corso delle dichiarazioni di voto. Un sentimento di contrarietà, quello relativo alla scelta della fiducia, che alberga in tutti gli schieramenti. Perché con questa scelta il governo Renzi ha dimostrato solo la propria debolezza, sostengono in molti, prefigurando, una nuova deriva attendista dell’esecutivo, appeso com’è all’esito delle europee. Il governo, insomma, “non è riuscito a evitare il conflitto ideologico ed elettorale, che ha impedito il confronto che il decreto legge meritava”, sostengono i montiani che promettono modifiche al Senato. Proteste anche da Lega e 5 Stelle. Insomma, più che un decreto sul Lavoro è un gran lavoro di decreto. Che non servirà ad aiutare i lavoratori precari e i disoccupati. Quelli rischiano di restare tali.