Dl Sicurezza, arriva la fiducia (scontata) alla Camera. Il governo blinda il provvedimento anche al Senato dove procederà a tappe forzate

Approvato tra le proteste delle opposizioni il dl Sicurezza: limiti alle manifestazioni del dissenso contro il governo e 14 nuovi reati

Dl Sicurezza, arriva la fiducia (scontata) alla Camera. Il governo blinda il provvedimento anche al Senato dove procederà a tappe forzate

La fiducia alla Camera sul Decreto Sicurezza è arrivata poco dopo le 19 di ieri, con 163 sì e 91 no. Atto scontato, nonostante la maratona ostruzionistica delle opposizioni. Perché il governo Meloni su questo decreto ha puntato molte delle sue fiches. Non politiche, ma (r)esistenziali.

Perché quello votato ieri è un agglomerato di norme che permetterà all’esecutivo, da una parte di andare in tv di dire che così si garantirà la sicurezza delle città, dall’altra di silenziare la protesta sociale delle piazze, grazie a previsioni definite dalle opposizioni liberticide e in odore di incostituzionalità.

Conte: “Col dl Sicurezza, Meloni blinda il dissenso”

“Giorgia Meloni pensa di blindare il governo cercando di reprimere il dissenso per decreto, mentre non fa nulla per il carovita, il carobollette e contro tutti i tagli che si stanno battendo sulla sanità”, ha attaccato il presidente M5S, Giuseppe Conte.

“Se questo fosse davvero un decreto sulla Sicurezza”, ha sottolineato la l’M5S Chiara Appendino, “ci troveremmo ben altro. Troveremmo il sostegno vero alle forze dell’ordine: assunzioni, rinnovi di contratto seri che almeno pareggino l’inflazione, straordinari pagati. Ma voi preferite lanciare un reato nuovo ogni settimana, come fossero fuochi d’artificio: ti abbagliano, ma poi resta solo il fumo. Fumo negli occhi dei cittadini”, ha aggiunto.

“Questo decreto non ha come obiettivo la sicurezza dei cittadini ma quella dei potenti colletti bianchi che grazie alle leggi di Nordio e Meloni possono truccare i concorsi per favorire gli amici e possono aggirare le liste di attesa per garantire il ricovero ad un parente”, ha accusato invece Valentina D’Orso.

Per Schlein si torna ai tempi del Codice Rocco

“Avete messo d’accordo avvocati e magistrati, tutti contro questo decreto di legge. Una serie disorganica di misure repressive che introducono 14 nuovi reati e 9 aggravanti, portando l’Italia indietro al codice fascista Rocco. Se aveste messo un euro in più nella sanità per ogni reato che avete creato, avreste abbattuto le liste d’attesa”, ha invece detto la segretaria Pd, Elly Schlein.

Che si è anche chiesta “dove sia  l’urgenza di questo decreto, dopo averlo tenuto parcheggiato per mesi. Forse un favore a Salvini per il suo congresso?”. “Questo decreto mira a governare con la paura invece di governare la paura”, ha concluso la segretaria Dem, “A voi non interessa rispondere alle paure degli italiani. Si colpisce anche la manifestazione pacifica del dissenso, ma che sicurezza è sbattere i bambini in carcere insieme alle madri detenute? Per l’occupazione di immobili avete previsto pene più severe che per l’adescamento di minori. Avete inferto un colpo mortale al settore della cannabis light, mettendo a rischio centinaia di posti di lavoro”.

Lo strapotere dei servizi segreti e il bavaglio alla Magistratura

Anche per l’Avs Nicola Fratoianni, si tratta di “un decreto della paura, della stupidità, dell’ipocrisia che non risponde a nessuno dei problemi del Paese”. “Questo decreto è un salto di qualità”, ha continuato, “In questo Paese c’è bisogno di lavoro e l’assenza di lavoro provoca insicurezza, paura. Avete decretato impunità, lo strapotere dei servizi segreti”, mentre “ciò che è indipendente da voi come la magistratura, quello va colpito”.

“Dopo aver creato uno strappo costituzionale senza precedenti nessun ministro è presente in Aula. Dopo questo decreto nessun cittadino italiano si sentirà più sicuro”, ha detto nel suo intervento Riccardo Magi (Europa), “Nessuno si sentirà più sicuro con bambini di un anno in carcere o perché agenti in borghese potranno girare con armi in tasca, o perché si potrà punire con 8 anni di detenzione per il reato di resistenza passiva. Sono norme scritte male, e in parte anticostituzionale, da oggi il paese è più insicuro”.

Il governo vuole correre anche al Senato

Tutte obiezioni legittime, ma inutili, perché governo e maggioranza hanno tirato dritti ieri alla Camera e intendono tirare altrettanto dritto al Senato, dove il decreto approderà il 3 giugno per l’approvazione finale.

Una marcia a ritmi serratissimi, in base alla quale la legge sarà incardinata nelle commissioni Affari costituzionali e Giustizia del Senato nella mattinata del 3; alle 15 dello stesso giorno è stata fissata la scadenza per la presentazione degli emendamenti, poi il testo dovrebbe arrivare in Aula, ma senza mandato al relatore. Quasi certo il ricorso al voto di fiducia da parte del governo con il pronunciamento finale tra la serata di martedì e mercoledì. Per essere sicuri…