Il giorno delle Foibe. La tragedia è negarle ancora. Non basta la legge sulla Giornata del Ricordo

L'eccidio delle foibe ancora non è scritto in tutti i libri di storia. Anche dopo la legge Menia del 2004 ci sono persone che negano il ricordo

Aveva 23 anni Norma Cossetto quando il suo corpo seminudo è stato recuperato dalla foiba di Villa Surani, 136 metri sottoterra, in queste condizioni: pugnalati entrambi i seni, ferite da taglio ovunque e un bastone nei genitali. Quei 136 metri che aveva percorso ancora viva ma forse desiderosa soltanto di morire, dopo essere stata seviziata e torturata per giorni da 17 partigiani titini. Dopo che il padre, corso dai partigiani a chiedere notizie della figlia, era stato accoltellato e ucciso e gettato in un’altra foiba. Dopo che la vita le aveva riservato un destino da patriota negli anni in cui essere patrioti nell’Italia nord-orientale era una colpa per cui si meritavano tortura e morte.

Ventimila martiri – Era solo una dei 20 mila infoibati, Norma. Solo una fra quelle donne, quei bambini e quegli uomini gettati vivi o morti, legati da fili di ferro e seviziati con la colpa di avere il tricolore nel cuore. Donne e uomini istriani, che avevano visto con l’armistizio la caduta del Regio Esercito; l’occupazione comunista delle proprie terre e la cancellazione della loro lingua e della loro religione dai programmi scolastici dei propri figli. Donne e uomini fiumani, che dopo aver festeggiato l’annessione all’Italia nel 1924 si erano trovati senza patria e senza storia. Donne e uomini dalmati che solo due anni dopo il trattato di Roma, tornavano vittime del regime titino che negava loro l’identità. 350mila esuli tra vittime e martiri, che morivano per non sottostare ai soprusi, o che lasciavano tutto e varcavano il confine espropriati di ogni bene tranne l’orgoglio della nostra tradizione. Lasciavano le loro case scrivendoci sopra “Italia”, e portavano via pezzi delle loro terre ancora sporche di sangue italiano, o pietre da quel mare di Zara, dove i titini ne annegavano centinaia senza farlo sapere a nessuno. Perché la storia la scrivono i vincitori che hanno facoltà di cancellarla o edulcorarla secondo le loro esigenze.

Brutte lezioni – Ma cosa si vince dove si opprime un popolo e si alimenta l’odio reciproco? Cosa si vince quando resta un bambino che piange accanto al cadavere seviziato della mamma della quale non potrà più neanche scrivere il nome nella sua lingua? È evidente che vale per tutti i regimi, non solo quello titino, e per ogni popolo oppresso non solo quello italiano. Tutti i vincitori che omettono la verità. Ma domani è giusto ricordare questa minuscola parte delle vittime dei crimini contro l’umanità. Perché l’eccidio delle foibe ancora non è scritto in tutti i libri di storia. Perché anche dopo la legge Menia del 2004 ci sono persone che negano il ricordo, come i membri dell’Anpi di Costa Volpino che questa settimana danno crediti formativi ai liceali che partecipano a un convegno negazionista. Perché fra quelle pietre di lacrime ci sono le ossa dei nostri nonni. Perché non si dica mai più che i drammi del passato non debbano toccare la generazione dei giovani di oggi. Aveva 23 anni, Norma Cossetto. Gli stessi di 550 mila giovani italiani, che oggi dovranno ricordarne la tragedia.