Domani il voto su Sgarbi. Già perdonato come Gasparri

Le opposizioni chiedono di revocargli le deleghe. Ma il sottosegretario Sgarbi risponde: "Attacchi vergognosi".

Domani il voto su Sgarbi. Già perdonato come Gasparri

Davanti all’assordante silenzio sul cosiddetto ‘caso Sgarbi’ da parte della premier Giorgia Meloni, a cercare di smuovere le acque ci hanno pensato le opposizioni che ieri hanno portato alla Camera la mozione con cui chiedono di revocare la nomina a sottosegretario alla Cultura al famoso esperto d’arte. Quello di ieri è stato un primo round con cui si è aperto, tra mille polemiche, il dibattito sul testo a Montecitorio. Discussione che procederà anche oggi mentre il voto finale dell’Aula dovrebbe tenersi domani, salvo decisioni dell’ultim’ora che potrebbero far anticipare l’atteso giudizio della Camera.

Le opposizioni chiedono di revocargli le deleghe. Ma il sottosegretario Sgarbi risponde: “Attacchi vergognosi”.

Che la giornata di ieri fosse ad alta tensione, lo si sapeva da tempo e forse per questo a Montecitorio la maggioranza ha preferito disertare l’Aula. Così a parlare è stato il deputato M5S Arnaldo Lomuti per spiegare le ragioni della mozione, sostenuta anche da Pd e Alleanza Verdi e Sinistra mentre Azione e Italia Viva hanno preferito sfilarsi, spiegando: “In quale altro Paese al mondo sarebbe possibile il verificarsi di una situazione come quella di Sgarbi? Ve lo dico io: nessuno. Tanto è vero che il suo caso sta rimbalzando sulle pagine della stampa internazionale, mettendo l’Italia per l’ennesima volta al pubblico ludibrio e assestando un nuovo colpo mortale al prestigio e all’onore delle nostre istituzioni, già messe a durissima prova dai casi Pozzolo, Delmastro, Gasparri, Santanchè e Durigon”.

“Sì, perché il caso Sgarbi rappresenta l’anello di una catena di scandali, conflitti di interesse e situazioni imbarazzanti che dipingono il quadro sconcertante di una questione morale che è tutta sulle spalle di Giorgia Meloni. Ci chiediamo: ma la premier ha almeno alzato il telefono per avere spiegazioni da Sgarbi? Che leadership esprime un presidente del Consiglio che non dice una parola su un caso così eclatante?” ha incalzato il pentastellato. Lo stesso che poi ha concluso dicendo che “il voto che esprimerà quest’Aula sulla nostra mozione traccerà una linea tra chi ha cuore il prestigio e l’immagine del Paese e chi si adeguerà all’ordine di scuderia di salvare Sgarbi”.

“Disciplina e onore sono le due parole con cui la Costituzione impone di svolgere l’incarico pubblico”

Sulla stessa lunghezza d’onda Elisabetta Piccolotti di Avs che, prendendo la parola, è andata all’attacco: “Disciplina e onore sono le due parole con cui la Costituzione impone di svolgere l’incarico pubblico” e “non ci sfugge con quale frequenza questo impegno venga eluso” ma “ci sono casi in cui questo distacco è particolarmente evidente” e quello “di Sgarbi crediamo sia uno di questi”. Parole a cui ha risposto con una nota il sottosegretario Vittorio Sgarbi: “Pensare di colpire gli avversari politici utilizzando le falsità di lettere anonime o le azioni della magistratura appositamente sollecitate con inchieste giornalistiche farlocche è una pratica degna dei più torvi giustizialisti”.

Critico d’arte che poi si è detto “sorpreso dal Pd” per aver appoggiato la mozione, rendendosi “complice di questa squallida operazione di delegittimazione”. Ma non è tutto. Sgarbi, evidentemente sicuro che alla fine la maggioranza lo salverà, si è lanciato all’attacco di tutto e tutti: “Non accetto lezioni di ‘moralità’ da chi, come la deputata grillina Vittoria Baldino, nel 2018 è entrata in Parlamento da avvocato ha presentato una dichiarazione dei redditi di meno di 5 mila euro. Da Silvestri e Baldino miserabili aggressioni e un uso politico di indagini preliminari nate da una campagna diffamatoria del loro organo di propaganda, Il Fatto, e da una trasmissione, Report, che ha costruito un castello di accuse fatto di sospetti, insinuazioni e plateali menzogne”.

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