Dopo Genova, tocca a Salerno: porti aperti a chi arma Israele

Picchetto di sindacati e associazioni per bloccare i rifornimenti alla nave Zim: dopo Genova, tocca a Salerno.

Dopo Genova, tocca a Salerno: porti aperti a chi arma Israele

Blitz nel porto di Salerno ieri mattina: lavoratori, sindacati di base e pacifisti hanno bloccato i rifornimenti alla compagnia marittima che trasporta armi per Israele nella guerra contro Gaza. Nel mirino è finita di nuovo la Zim (Integrated Shipping Services, ndr), un vettore israeliano che si è messo a disposizione per il trasporto di materiale bellico verso lo Stato ebraico. Pochi giorni dopo quella di Genova si è ripetuta, dunque, la protesta in un’altra area portuale italiana dove passano le navi che movimentano armi e merci di supporto militare, in questo caso diretta al porto di Haifa.

Dopo Genova, tocca a Salerno: Italia crocevia di armi

Il nostro Paese, dunque, continua ad essere al centro del trasporto di armamenti. Nella città campana nemmeno pioggia e vento hanno fermato gli attivisti di Si Cobas, Unione sindacale di base, Movimento 7 Novembre, organizzazioni pacifiste con la bandiera palestinese e Potere al Popolo bloccando i camion pronti a entrare nel porto: “Zim è una compagnia di terminal container israeliana che tra le varie merci rifornisce anche armi – afferma Giuseppe D’Alesio, dell’esecutivo nazionale Si Cobas presente all’iniziativa – e le tratte di queste imbarcazioni sono tutte all’interno dell’area europea, compreso il nostro Paese, per poi arrivare tutte ad Haifa. La manifestazione è mirata a fermare loro e per noi non è nemmeno prioritario se in questo momento siano presenti le armi a bordo: è necessario sanzionare anche chi fornisce un appoggio anche tra le ditte italiane come fa il terminal dell’impresa Gallozzi a Salerno”.

Il picchetto di ieri segue quello Genova che da molti anni vede i “camalli” in prima linea per segnalare la presenza dei cargo commerciali che trafficano e trasportano armi e materiale bellico. “Il 10 novembre a Genova li abbiamo identificati come uno dei vettori che sta sostenendo la guerra contro Gaza – sottolinea Martino Puppo, coordinatore provinciale Si Cobas Genova – e abbiamo bloccato uno dei varchi dove passano i Tir che riforniscono la nave ferma nel terminal. Noi sappiamo che la nave della Zim come quelle di altre compagnie trafficano armi e sappiamo che sta passando per i nostri porti trasportando materiale bellico”. Da fonti interne del porto di Salerno, consultate da La Notizia, emerge che in questo momento non è solo la Zim a trasportare armi anche se l’individuazione di questo movimento non è semplice perché il meccanismo collaudato punta sulla “confusione” tra materiale civile e bellico.

Business colossale

Ogni giorno le aree portuali e la logistica sono il crocevia operativo per movimentare e trafficare armamenti sotto gli occhi del nostro Paese. “Nel corso degli anni si è disegnato sul modello dell’organizzazione militare e della movimentazione di armamenti – aggiunge D’Alesio -. Sui grandi numeri non hai la possibilità di ispezionare tutto, però anche le aziende della logistica, tra cui i corrieri, trafficano armi perché sono le merci con il più alto valore aggiunto. C’è un investimento dei governi anche con i fondi del Pnrr sulle spese militari: il volume di affari è colossale”.

Questa frontiera del capitalismo bellico e bellicista è sempre più sviluppata e ha visto proprio a Genova un avamposto dell’attivismo per il disarmo con i portuali in prima linea: “Nel 2019 sono iniziative – ribadisce Puppo – nel 2022 bloccammo uno dei tanti vettori che trasportava armi e materiale civile in Arabia Saudita da utilizzare nella guerra contro lo Yemen: allora era la Bahri Jedda. Oggi la Zim è uno dei vettori particolarmente impegnati e ha rivendicato anche pubblicamente di trasportare materiale civile e bellico verso Israele”. Dal governo urge il dovere di dare una risposta.