Dopo i sindacati, pure le imprese: la Manovra fatta a pezzi

Anche le imprese fanno a pezzi la Manovra: la crescita non c'è, così come gli investimenti e le misure per l'industria.

Dopo i sindacati, pure le imprese: la Manovra fatta a pezzi

La Manovra ancora non c’è, ma le critiche sì. Prima è toccato ai sindacati, che la scorsa settimana hanno incontrato il governo ed evidenziato come la Legge di Bilancio non faccia abbastanza per i salari e le pensioni. Stavolta, invece, è il turno delle imprese: Confindustria lo dice chiaramente, questa Manovra non considera la crescita e il rischio maggiore è quello legato all’industria, già in crisi nera. E c’è poi anche un’altra questione che evidenzia lo stato di completa confusione del governo: oggi è attesa l’approvazione della Manovra in Consiglio dei ministri, ma a meno di 24 ore i nodi restano tanti. Anzi, manca ancora parte dell’impianto della Manovra.

D’altronde, Giancarlo Giorgetti è riuscito a dire ben poco incontrando le imprese, sottolineando solo che i vincoli vanno rispettati. E sottolineando che la Manovra ancora “non è chiusa”. Non a caso il presidente di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa, sottolinea che Giorgetti “non ha dato numeri, ha parlato pochissimo, ha più che altro ascoltato”. Insomma, a meno di 24 ore dal varo della Legge di Bilancio il governo brancola ancora nel buio.

Una Manovra insufficiente: il governo già sotto assedio

E quel poco che invece sulla Manovra già c’è è indubbiamente insufficiente. Lo hanno detto i sindacati e ora lo ripete anche Confindustria, con l’affondo del presidente Emanuele Orsini: “Credo che manca molto la parola crescita nella Legge di Bilancio che stiamo affrontando”. D’altronde qualsiasi analisi, compresa quella del governo, conferma che la Manovra non stimolerà la crescita. Orsini chiede investimenti, che invece non ci sono, per ora. E proprio su questo punto il vicepresidente di Confindustria, Angelo Camilli, dice la sua dopo l’incontro con il governo: “Abbiamo ancora una volta espresso preoccupazione per la mancanza di misure forti a sostegno degli investimenti”.

Tanto più di fronte a una situazione da crescita zero, se si esclude il Pnrr. E qui arriva un altro problema: “Da gennaio terminano tutti gli incentivi e l’industria italiana è nuda, senza strumenti per competere in uno scenario dominato da incertezza dazi e rischio delocalizzazione”. Anche Assolombarda chiede “più coraggio” al governo, guardando di più al lungo periodo e non solo al breve. Intanto per la maggioranza restano i nodi da sciogliere. Nelle ultime ore si parla dell’ipotesi di escludere la prima casa dal calcolo Isee in modo selettivo. Ma resta, soprattutto, il nodo del contributo delle banche. Un punto su cui si continua a trattare con contatti bilaterali, ragionando su misure che siano concordate e non abbiano effetti negativi sui mercati. Difficile, però, arrivare ai 5 miliardi chiesti dalla Lega.