Dopo il rogo di Rocca Cencia il business dei rifiuti di Roma torna ai privati. Spedite nell’impianto di Cerroni 200 tonnellate di immondizia al giorno. E altrettante finiscono negli altri stabilimenti laziali

Il servizio di smaltimento dei rifiuti della Capitale è in tilt

Due roghi di impianti Ama in appena quattro giorni e 500 cassonetti dati alle fiamme in nemmeno 12 mesi. Il servizio di smaltimento dei rifiuti della Capitale è in tilt più che mai per gli effetti di quello che sembra essere un vero e proprio attacco, ma quel che ora preoccupa i cittadini della Capitale è come verrà gestita questa nuova fase di forte emergenza che si è venuta a creare a seguito dell’incendio all’impianto di trattamento biologico meccanico (tmb) di Rocca Cencia.

Questa struttura, infatti, a pieno carico riusciva a trattare fino a 750 tonnellate di immondizia al giorno sulle oltre 3 mila prodotte quotidianamente dai romani. Ma i danni subiti dal tmb, con un’intera linea sulle due presenti nella struttura resa inservibile dalle fiamme, la capacità di Rocca Cencia è crollata ma non si è arrestata. Dati alla mano, forniti dalla municipalizzata romana, nella giornata di lunedì, pur con tutte le difficoltà del caso, l’impianto di Rocca Cencia era riuscita a trattare 367 mila tonnellate. Le restanti 400 tonnellate di immondizia indifferenziata, grazie al potenziamento della trasferenza messo in atto da Ama, sono state spostate in altri impianti.

Di queste duecento tonnellate sono state destinate ai due tmb Malagrotta I e Malagrotta II, entrambi di proprietà del gruppo Colari di Manlio Cerroni, e in una terza struttura ossia il tritovagliatore, sempre di proprietà del Supremo ma gestito dalla ditta Porcarelli srl, confinante con l’impianto Ama di Rocca Cencia. Infine le rimanenti duecento tonnellate vengono smistate giornalmente da un’apposita cabina di regia, chiamata a valutare la situazione, tra i diversi impianti di raccolta e trattamento dei rifiuti presenti nel Lazio. Tra questi il Saf di Frosinone, la Rida Ambiente di Aprilia ed Ecologia Ambiente di Viterbo, ossia le strutture con cui la Capitale ha già contratti in essere, stipulati a dicembre, per ricevere 500 tonnellate al giorno di rifiuti.

Una soluzione tampone, messa in pratica in nemmeno 24 ore dalla sindaca Virginia Raggi, con cui si potrà affrontare quantomeno la fase emergenziale ma che tra pochi giorni potrebbe presentare un conto salato per la città. Stando a quanto rivelano fonti ben informate, il contratto che lega Ama e Colari è in scadenza nei primi di aprile. Quando questo terminerà non sarà più possibile conferire rifiuti negli impianti di Malagrotta e così è necessario che venga indetto rapidamente un tavolo tra le parti, con in prima fila Comune, Regione e Prefettura, per affrontare la questione. Resta in piedi l’accordo raggiunto a dicembre, quando venne incendiato dolosamente l’impianto Ama di via Salaria, con la regione Abruzzo. Un patto di ferro che rischia di essere una vera e propria ancora di salvataggio perché permetterebbe di trasferire fino ad un massimo di 70 mila tonnellate di immondizia all’anno.