Dopo ventiquattro anni per la prima volta una legge contro l’omofobia approda in Aula alla Camera. Ma le opposizioni promettono battaglia sul testo del ddl presentato dal dem Zan

Dopo ventiquattro anni di tentativi a vuoto, la legge contro l’omofobia approderà oggi per la prima volta nell’Aula della Camera. Il testo Zan, dal nome del relatore del Pd, Alessandro Zan (nella foto), che l’ha presentata a inizio legislatura, è stato approvato dalla maggioranza in commissione Giustizia, con il parere favorevole della Affari costituzionali ma la netta contrarietà di Lega, Fdi e parte di Fi che promettono ancora battaglia.

Anche dopo gli ultimi accordi, che prevedono di attenuare il coinvolgimento delle scuole nelle campagne di sensibilizzazione sul fenomeno e di inserire la cosiddetta “clausola salva-idee”, a tutela della libera espressione di opinioni e convincimenti. Il disegno di legge, infatti, punta a perseguire non la propaganda, ma gli atti violenti e l’istigazione a commettere atti discriminatori di stampo omotrasfobico. Nel testo, per l’esattezza, si parla di “genere, identità di genere, sesso, orientamento sessuale”, ma la maggioranza è pronta a valutare in Aula una “definizione più precisa”, anche per venire incontro alle obiezioni delle associazioni femministe.

Il ddl, in sostanza, interviene su due punti del codice penale (604-bis e 604-ter), estendendo all’orientamento sessuale le pene da uno a quattro anni di reclusione per le discriminazioni razziali, etniche e religiose, previste dalla Legge Mancino. Legge, peraltro, molto discussa negli ultimi anni, al punto che l’ex ministro della Famiglia, Lorenzo Fontana (Lega), minacciava di abrogarla. Non a caso, le novità promosse da Zan hanno provocato l’immediata fronda degli ambienti più conservatori, compresi i vertici della Cei che temono il contrasto ad “una legittima opinione”, con “derive liberticide”.

Ma il testo, attraverso una precisa scelta giuridica, lascia intatta la Legge Mancino nella parte che tutela la questione razziale dal reato di propaganda (fondato sulla supremazia e l’odio etnico), escludendo invece la comunità Lgbt che viene difesa solo in caso di “istigazione a commettere” o commissione diretta di atti discriminatori. La Lega, però, non ci sta. “L’Italia è un Paese che non discrimina”, taglia corto Matteo Salvini, determinato a contrastare con Fdi il ddl in Aula, mentre Fi, formalmente ostile, ha lasciato libertà di coscienza ai deputati.

Oggi inizierà la discussione generale, ma nella maggioranza è già stato raggiunto un accordo sulla riformulazione di alcuni emendamenti di Iv. Si tratta dei fondi da destinare alle attività di prevenzione culturale (punto su cui è sorto un conflitto con una norma del decreto Rilancio) e dell’istituzione della Giornata nazionale contro l’omofobia, con misure che non coinvolgano le scuole “di ogni ordine e grado” ma escludano elementari e medie.