Doppio gioco della Meloni. Tifa Vox ma non rinnega Fini

Alla faccia del sovranismo. Giorgia Meloni spinge le destre europee ma pur di governare s'è già messa agli ordini degli americani.

Sembra incredibile ma in Italia si può dire tutto e il contrario di tutto come se niente fosse. Così accade che all’avvicinarsi delle elezioni e con il vento in poppa dei sondaggi, a Giorgia Meloni sia sfuggita un po’ la mano e si sia rimangiata quanto detto a inizio campagna elettorale, con una parziale retromarcia sul suo europeismo che non sembra affatto quello che voleva farci credere, oppure arrivando a dire, letteralmente nel volgere di poche ore, due cose che sono in forte antitesi le une con le altre.

Alla faccia del sovranismo. Giorgia Meloni spinge le destre europee ma pur di governare s’è già messa agli ordini degli americani

Sarà l’ansia – e le pressioni – di quella vittoria che è ormai dietro l’angolo ma ieri è successo qualcosa di incredibile con la leader di Fratelli d’Italia che da un un lato ha detto addio a qualsiasi velleità fascista del partito, affermando di non aver mai rinnegato la svolta di Fiugi di Gianfranco Fini, mentre dall’altro ha rinnovato il supporto al partito spagnolo Vox che appartiene all’estrema destra e strizza l’occhio al franchismo.

“Io ero dentro Alleanza nazionale quando Fini dichiarò che ‘il fascismo è il male assoluto’. Non mi pare di essermi dissociata”, ha detto la leader di Fratelli d’Italia ai microfoni di Rainews. Un’abiura per smarcarsi da quell’etichetta di essere una ‘nostalgica’ che Giorgia Meloni si porta dietro sin dall’inizio della propria carriera politica, ma che a ben vedere appare fatta con poca convinzione. Pur negando in più occasioni di aver dato un taglio con il passato, infatti, la Meloni non ha pronunciato parole secche dicendosi apertamente “non fascista”.

Ha sempre giocato sul filo dell’ambiguità che potrebbe nascondere passioni politiche personali o più verosimilmente è un atteggiamento utile per non scontentare gran parte del proprio elettorato. Del resto proprio quando Fini diede un taglio netto con il suo passato e con quello di Alleanza nazionale, affermando che “le leggi razziali furono un’infamia” e che “Salò fu una pagina vergognosa”, fu l’inizio di un declino piuttosto repentino sia per lui che per An.

Pochi, infatti, capirono quella svolta di Fini che, in realtà, era funzionale anche e soprattutto per ripulire il partito al fine di farlo apparire adatto a governare. Quel che è certo è che l’elettorato rispose picche e decretò la fine politica dello stesso Fini. Una storia che la Meloni ha studiato e che vuole evitare a ogni costo.

Chiaramente in una campagna elettorale tanto povera di contenuti, soprattutto dal Partito democratico di Enrico Letta si è giocato sull’eventuale credo politico della Meloni. Slogan e dichiarazioni per sferzare la rivale ma che oltre a non aver smosso granché l’opinione pubblica, hanno finito per svilire questa fase di preparazione al voto. Certo è che Giorgia Meloni ci ha messo del suo nel creare confusione, soprattutto sostenendo amicizie discutibili.

È successo qualche giorno fa con la risoluzione dell’Europarlamento che ha condannato l’Ungheria di Viktor Orbán per mancanza di democrazia ma a cui Fratelli d’Italia ha votato contro sollevando un polverone, e si è rivisto ieri quando la Meloni ha detto “mi auguro che il centrodestra italiano vinca le elezioni e che questo possa aprire la strada a qualcosa di simile anche in Spagna, tra qualche mese”.

In altre parole la Meloni è pronta a tirare la volata a Vox, il partito spagnolo nostalgico del franchismo, sostenitore della famiglia tradizionale, del No all’aborto e che non accetta la comunità Lgbtqi+, e anzi vuole diventare il chiavistello per portare le destre – tutte – alla ribalta in Europa.