Doppio gioco dell’Egitto, basta depistaggi su Regeni. Il Movimento 5 Stelle ha perso la pazienza con Al Sisi. Usare qualsiasi mezzo per costringere Il Cairo a collaborare

Sembra incredibile ma dopo quattro anni, il caso sull’omicidio al Cairo del ricercatore Giulio Regeni è ancora un rebus. A renderlo tale non sono le lungaggini dell’indagine quanto i reiterati depistaggi messi in atto dalle autorità egiziane contro cui ieri si sono scagliati, con una durissima nota, i deputati del Movimento 5 Stelle in commissione Esteri e i parlamentari grillini presenti nella commissione di inchiesta Regeni.

“Da Al Sisi (il presidente dell’Egitto, ndr) non possiamo più accettare alibi: si deve cambiare marcia e pretendere fatti, non solo parole di circostanza. Sappiamo anche che questo governo si sta impegnando in materia di diritti umani e per far emergere la verità sulla morte di Regeni” ma ora è il momento di “fare ogni sforzo possibile, dobbiamo mettere in campo qualsiasi via pur di far luce su quel barbaro omicidio”.

A rendere insostenibile la situazione, proprio nelle ore in cui la Procura di Roma si appresta a chiudere le indagini a carico di cinque agenti dei servizi segreti del Cairo, è stata la tesi delle autorità egiziane secondo cui i pm italiani “non hanno solide prove”. Come se non bastasse, i magistrati egiziani sono tornati a riproporre la surreale tesi della rapina finita in tragedia e, come spiegato dai grillini, dopo “17 mesi dalla rogatoria inviata da Roma con cui si richiedeva al Cairo quantomeno l’elezione di domicilio dei 5 indagati, ad oggi, non registriamo alcun tipico di collaborazione. Anzi l’Egitto sta facendo di tutto per ostacolare la ricerca della verità”.