Dovrebbe dare più tutele a chi denuncia corruzione sul lavoro, ma la legge sul whistleblowing è ferma

Nonostante siano passati quasi otto mesi dall’approvazione alla Camera, la proposta di legge sul cosiddetto whistleblowing è ferma al Senato.

Doveva essere una delle colonne portanti della lotta alla corruzione tanto sbandierata dal Governo di Matteo Renzi. Al punto che pure il presidente dell’Anac, Raffaele Cantone, si è affrettato a dire che questo provvedimento “svolge un ruolo essenziale nella prevenzione” del fenomeno in questione. Eppure, nonostante siano passati quasi otto mesi dall’approvazione alla Camera, la proposta di legge sul cosiddetto whistleblowing (la denuncia interna di episodi di malaffare e corruzione da parte di dipendenti pubblici e privati) si trova sepolta nei cassetti della commissione Affari costituzionali del Senato. E chissà se, complici le altre misure che sono ancora in fila e lo stallo in vista del referendum costituzionale, vedrà mai la luce prima della fine della legislatura. Visto che anche una sola modifica rimanderebbe poi il testo alla Camera. Il tutto con buona pace di quelli che speravano che finalmente anche l’Italia si dotasse di una legge che in America e nel Regno Unito è ampiamente rodata.

OCCASIONE PERSA – A volere fortemente l’introduzione della norma che, osteggiata da Forza Italia, a Montecitorio ha visto votare insieme Pd e M5S, sono stati proprio i grillini. Ecco perché ora la prima firmataria della pdl, la deputata Francesca Businarolo, non nasconde la propria amarezza per le lungaggini a cui è andata incontro la discussione del provvedimento a Palazzo Madama. “Avremmo dovuto approvare questa legge velocemente e senza tentennamenti: arrivati a questo punto credo di poter denunciare una precisa volontà politica nel voler dilatare i tempi”, dice contattata da La Notizia. “Certo – aggiunge – sono d’accordo sul fatto che in alcuni passaggi le cose possano e debbano essere migliorate, ma bisogna fare in fretta, altrimenti si rischia di sprecare l’ennesima occasione”. Già, perché il rischio è sempre lo stesso: quello che nessuno denunci gli episodi di malaffare dentro la propria azienda vista l’assenza di un’adeguata protezione. La proposta prevede infatti maggiori tutele per il whistleblower (compresa l’impossibilità di licenziamento o demansionamento, pena una sanzione fino a 30mila euro) e la segretezza della sua identità, anche se non sono ammesse segnalazioni anonime.

TRASPARENZA CERCASI – Una battaglia che sta conducendo anche la costola italiana di Transparency international, l’organizzazione che si occupa della corruzione. Che insieme a Riparte il futuro ha lanciato sulla piattaforma Change.org una petizione indirizzata alla presidente della prima commissione del Senato, Anna Finocchiaro (Pd), che ha già raccolto quasi 23mila firme. Solo nel 2015 l’Anticorruzione ha ricevuto 200 segnalazioni: una media di 17 al mese che si mantiene costante nel 2016. Per le due associazioni, la legge dovrebbe prevedere la possibilità di segnalazione anonime e meccanismi di premialità per chi denuncia, come avviene negli Stati Uniti e in Canada.

Tw: @GiorgioVelardi