Draghi scopiazza Macron. Scontro sul decreto anti-Covid. Ancora in forse il Consiglio dei ministri di oggi. Su Green Pass e nuovi parametri non c’è accordo

Manca ancora l’intesa tra governo e Regioni e nella maggioranza sul green pass e sulla revisione dei parametri per l’assegnazione dei colori delle Regioni.

Draghi scopiazza Macron. Scontro sul decreto anti-Covid. Ancora in forse il Consiglio dei ministri di oggi. Su Green Pass e nuovi parametri non c’è accordo

Manca ancora l’intesa tra governo e Regioni e nella maggioranza sul green pass e sulla revisione dei parametri per l’assegnazione dei colori delle Regioni. Un punto di caduta non si è trovato ancora tanto che il Consiglio dei ministri, chiamato a varare il nuovo decreto anti Covid, è slittato a oggi (sebbene la convocazione fino a ieri sera non fosse stata ancora diramata). Idem per il confronto tra l’esecutivo e i governatori.

A osteggiare le misure che puntano ad allargare il sistema che mira ad accelerare le vaccinazioni e a evitare nuove chiusure è, in particolar modo, la Lega di Matteo Salvini. Che dice: “Non puoi limitare la vita a trenta milioni di italiani. No a misure draconiane, improvvise, imponderate”. Il M5S, da parte sua, si muove su una linea di prudenza. Per esempio boccia, al pari dei sindacati, la proposta di Confindustria sul green pass obbligatorio nei posti di lavoro. Il presidente della Camera, Roberto Fico, parla di forzatura sbagliata.

E se la Lega, per esempio, resta fortemente contraria all’obbligo di vaccinazione per il personale scolastico, Forza Italia ha presentato un disegno di legge per spingere sull’obbligo della vaccinazione. All’opposto di Salvini c’è chi, come il ministro della Salute Roberto Speranza, spinge per un uso estensivo dei certificati. “Non basta affidarsi al vaccino, occorre affidarsi a una misura simile al green pass, altrimenti ci saranno restrizioni. Perché c’è una ripresa dei contagi e i numeri parlano chiaro, siamo passati in poco tempo da un tasso di positività che era inferiore a 1 e ora siamo già 1,6”, ha spiegato l’ex sottosegretaria del Pd Sandra Zampa e consulente di Speranza.

“Il green pass italiano – ha precisato Zampa – non si differenzierebbe molto da quelli di altri paesi come Francia o Germania. Mentre in Danimarca, dove il green pass è in vigore di fatto da metà aprile, il tasso di contagiosità è bassissimo”. Il certificato, dice il leader dem Enrico Letta, “è essenziale” e serve un’applicazione “intelligente e scrupolosa, per essere tutti più liberi”. E il premier Mario Draghi vuole accelerare sul green pass sul modello di Macron anche se in una versione meno rigida di quella francese.

L’orientamento è quello di legare le restrizioni alla fasce di colore, inasprendo dunque le misure a seconda del rischio dei contagi. In ballo appunto c’è anche la revisione dei parametri. Ieri le Regioni hanno calato sul tavolo le loro proposte: si resta in zona bianca se l’occupazione delle terapie intensive non supera il 20% dei posti letto a disposizione e se quella dei reparti ordinari non supera il 30%. Ma il governo punta ad abbassare le soglie di occupazione di terapie intensive e reparti ordinari tra il 10 e 15%. Le Regioni chiedono inoltre che il green pass venga utilizzato “per permettere la ripresa di attività fino ad oggi non consentite” come “eventi sportivi e di spettacolo, discoteche, fiere e congressi”.

Dunque no per bar, ristoranti, palestre e piscine. Le proposte, ha spiegato il presidente della Conferenza delle Regioni Massimiliano Fedriga, sono state elaborate in “un’ottica positiva” e di collaborazione anche “alla luce dell’attuale contesto epidemiologico, caratterizzato da un aumento dell’incidenza ma da una bassa occupazione dei posti letto ospedalieri, e dalla progressione intensa della campagna vaccinale”. Il confronto, come conferma il ministro per gli Affari Regionali Mariastella Gelmini, è andato avanti tutto il giorno: “Sono fiduciosa che si trovi un accordo non solo all’interno della maggioranza, ma anche con le Regioni”.

Possibile che sul green pass si proceda per step. Per lasciare il tempo di vaccinarsi a chi ancora non lo ha fatto, almeno con la prima dose. Ma allo stesso tempo verranno fissate date certe e paletti chiari per l’utilizzo del certificato. L’ipotesi che si sta facendo strada è dunque quella di partire da subito con l’obbligo del pass per tutta una serie di attività non essenziali e da settembre estenderlo a quelle essenziali. Già dalla settimana prossima o al più tardi all’inizio d’agosto per sedersi nei bar e nei ristoranti al chiuso potrebbe essere necessario avere il pass, ottenibile in questa prima fase con una sola dose (o con il certificato di guarigione o il tampone negativo), mentre nessun obbligo ci sarà per prendere il caffè al bancone.

Le due dosi saranno invece necessarie per entrare in discoteca o per prendere treni, aerei e navi a lunga percorrenza. Per quanto riguarda la proroga dello stato di emergenza (in scadenza il 31 luglio) l’orientamento sarebbe quello di portare il termine al prossimo 31 dicembre. E la proroga sarà inserita nel nuovo decreto. ll trasporto pubblico locale non sarà, invece, tra i temi oggetto del decreto legge Covid così come è destinato al momento a rimanere fuori il nodo della scuola.