Draghi prova a resistere al partito del rimpasto. Lega e Coraggio Italia aprono il fronte. Ma da M5S e Pd è un coro di No. Nel mirino ci sono sempre i tecnici

Anche se alla fine il premier Mario Draghi è rimasto alla guida del Governo di rimpasto ancora si parla e se ne riparlerà.

Se n’è parlato tanto mentre erano aperte le trattative per eleggere il nuovo presidente della Repubblica. Se si fosse trovato l’accordo per un governo più politico allora forse sarebbe stata ipotizzabile l’ascesa di Mario Draghi al Colle, si sussurrava. Ma anche se alla fine l’attuale premier è rimasto a Palazzo Chigi di rimpasto ancora si parla e se ne riparlerà.

Anche se si dice che Draghi non abbia nessuna intenzione di contrattare con partiti che gli hanno sbattuto in faccia il portone del Colle. E che dunque la squadra non si cambia. L’intenzione del premier è quella di procedere sui dossier aperti e di riprendere in mano l’agenda del Governo a partire da due riunioni del Consiglio in settimana (leggi l’articolo).

Senza provare a sostituire ministri, appunto, ma chiedendo semmai a qualcuno di loro – tecnico e politico – di fare uno sforzo in più. Ma nei partiti c’è chi scalcia per un cambio di passo. Giancarlo Giorgetti, che era tra i più convinti sostenitori di Draghi al Quirinale, è arrivato fino a mettere in dubbio la sua stessa permanenza al Governo in aperta polemica con il segretario del partito cui appartiene, ovvero Matteo Salvini. Il ministro si è guardato bene dal parlare di rimpasto ma ha rilanciato: “Per affrontare questa nuova fase serve una messa a punto, un nuovo metodo di lavoro per non trasformare quest’anno in una lunghissima, dannosa campagna elettorale”.

Chi invece al rimpasto ci pensa eccome è Salvini. Che ha rinviato a un incontro – a cui dovrebbe partecipare anche nelle intenzioni Giorgetti – con Draghi le questioni che scottano. “Rimpasto? Ne parleremo con Draghi, se c’è qualche ministro che non ha voglia di lavorare o di non essere coerenti è giusto che ne parliamo” ha dichiarato. Vuole parlare con Draghi anche Giuseppe Conte: “Il M5s non ha mai espresso l’esigenza di un rimpasto: è una roba sulla quale noi non abbiamo nessuna sensibilità. Noi vogliamo un patto per il Paese e siamo disposti a rinnovare il nostro impegno” nel governo.

Ma premesso questo, ha detto di volere un incontro con il premier per parlare dei prossimi passi e delle riforme che stanno a cuore ai 5 stelle. Ha chiuso al rimpasto anche il Pd di Enrico Letta: “Sul rimpasto sono sempre stato ostile alla fase 1, fase 2, tagliando: ogni volta che si inizia così finisce sempre male. Per quanto ci riguarda il governo va bene così ed è nelle prerogative del presidente del Consiglio immaginare qualsiasi forma di cambiamento. Per quanto ci riguarda deve andare avanti in questa formazione e con questa modalità di lavoro.

Dopo l’apnea di queste settimane bisogna ricominciare a correre”, ha detto il segretario dem. Anche Forza Italia con Antonio Tajani garantisce di non voler cambi nella squadra di Governo ma i centristi di Toti scalpitano. “L’idea di un rimpasto va nella giusta direzione. Si può migliorare la squadra. Per questo, Coraggio Italia chiederà di entrare nel governo”, ha dichiarato Emilio Carelli, deputato di Coraggio Italia. Che spiega: “Le interlocuzioni sono già avviate. D’altronde, abbiamo sempre sostenuto il governo Draghi.

E tenendo conto che partiti con meno parlamentari di noi, come Leu, hanno un ministro, chiediamo la possibilità di dare un contributo politico fattivo”. Dichiarazioni respinte al mittente ancora una volta dal Pd. “Per noi non deve esserci nessun rimpasto”, ribadisce la capogruppo dem al Senato, Simona Malpezzi. Nella giostra delle indiscrezioni a ballare sono sempre i tecnici, dal Viminale alle Infrastrutture. Ma stavolta a decidere sarà davvero Draghi e non si attendono favori a nessuno.