E’ caccia ai furbetti del Bonus. Diversi deputati nel mirino. Ma gli aiuti per il Covid sono finiti anche nelle tasche di oltre duemila amministratori locali. L’Inps non farà i nomi: “C’è la privacy”

E’ caccia aperta ai cinque deputati che hanno chiesto all’Inps il Bonus da 600 euro previsto dal decreto Cura Italia per i liberi professionisti danneggiati all’epidemia, poi diventati 1000 con il decreto Rilancio, nonostante lo stipendio da oltre 12mila euro al mese percepito in quanto onorevoli in carica. A segnalarli è stata la direzione centrale Antifrode, anticorruzione e trasparenza dell’Inps.

I sospettati sono 3 deputati della Lega, un ex M5S e uno di Italia Viva, ma per ragioni di privacy, ha ribadito la stessa Inps, i loro nomi non sono stati resi noti. Ad incassare il Bonus per le partite Iva, secondo fonti parlamentari, sarebbe stati solo 3 dei 5 segnalati. Ma non sono soli. Oltre ai parlamentari ne avrebbero usufruito oltre 2.000 amministratori pubblici, tra sindaci, assessori e consiglieri. E’ il caso, ad esempio, di due consiglieri comunali, Anita Pirovano di Milano e Jacopo Zannini di Trento, che si sono autodenunciati su Facebook difendendo la scelta.

“Chiedo ufficialmente ai cinque eletti di uscire allo scoperto, chiamandomi o informando i propri partiti. Si manifestino, e chiedano scusa e restituiscano i soldi”, ha scritto il presidente della Camera Roberto Fico. Sulla stessa lunghezza d’onda anche il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio: “E’ vergognoso. E’ davvero indecente”. Per Matteo Salvini “è vergognoso che un parlamentare chieda soldi e che il dl lo permetta. In qualunque paese al mondo tutti costoro si dimetterebbero”. La leader di FdI, Giorgia Meloni, parla di “squallido atteggiamento”. Mentre per il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, “è una vera vergogna”. La proposta del senatore M5S, Nicola Morra: “Introdurre il Politometro e niente privacy su finanze e patrimoni”