E’ finita l’era di Conte. Ma sparare sui 5 Stelle va sempre di moda. Stampa di regime accanita su Crimi. Con lui si è superata ogni decenza

E’ finita l’era di Conte. Ma sparare sui 5 Stelle va sempre di moda. Stampa di regime accanita su Crimi. Con lui si è superata ogni decenza

Vito Crimi usato come pungiball alla trasmissione di Giovanni Floris, DiMartedì su La 7. Lo hanno messo in mezzo, una vera e propria triangolazione di fuoco, con due sicari spietati, Concita De Gregorio e il direttore di Libero Alessandro Sallusti che infierivano senza pietà. E il giorno dopo il quotidiano continuava il killeraggio mediatico aggiungendo: “Una sorta di pugile suonato, Vito Crimi, il leader del M5S che non sa più cosa dire per difendere e giustificare l’operato del suo partito alle prese con le consultazioni con Mario Draghi. Alla fine, pare, a decidere sarà il voto-pagliacciata su Rousseau, la fantomatica piattaforma dell’uno-vale-uno. Roba da mani nei capelli”.

Secondo Libero, Sallusti avrebbe fatto scacco matto nella trasmissione di Floris con un sillogismo di raffinata fattura aristotelica e cioè: pensate che valga ancora la regola dell’uno vale uno? Sì lo pensiamo, risponde il reggente. Bene, dice il filosofo-direttore. Ed allora – conclude – secondo lei Toninelli vale Draghi? Ma che c’entra? replica il reggente, ma nel frattempo il direttore-filosofo non l’ascolta più. È levitato, come il protagonista di Matrix, a tre metri dal suolo. Ogni ruga gli risplende di grazia e soddisfazione. Le sue frustrazioni dei duri anni di studio sono superate. Il suo sillogismo – pensa – ha fatto centro e il povero Crimi sembra Rocky dopo che è stato massacrato da Ivan Drago, cognome che è una strana coincidenza.

E la sadica pasionaria rossa Concita, etichettata dal segretario dei democratici Nicola Zingaretti, come radical chic, gode al settimo cielo di essersi cucinata il reggente con una frase ad effetto: “Quando Draghi si trova davanti uno come lei…”. Crimi è stato insultato dai giornalisti per mesi con Fabrizio Roncone che lo ha definito “l’orsacchiotto Vito” e “l’orsacchiotto che voleva fare il ministro”, in un ritratto al vetriolo uscito sul Corriere della Sera. Ma insomma, il giornalismo dovrebbe essere una cosa seria e non presa in giro del politico di turno. Ed anche se Crimi disse che i giornalisti gli stavano sugli zebedei ad un giornalista professionista è richiesto anche di esercitare un autocontrollo su di sé altrimenti tutto finisce in caciara e chi perde è sempre la democrazia e la correttezza.

Ed anche Floris, sinceramente, questa volta non è apparso all’altezza, perché non solo non ha bloccato i colleghi, ma ci ha messo pure, come si suole dire, il carico da undici mettendosi a ridere quando Crimi risponde: “Mario Draghi li ha sorpresi per quanto è vicino ai grillini”. Non è molto professionale prendere in giro un leader politico del primo partito rappresentato in Parlamento, se non altro per senso dello Stato e delle Istituzioni. Ma ormai l’andazzo in Italia è questo. O sei allineato al mainstream o sono botte mediatiche da orbi. E poi si lamentavano che i Cinque Stelle non volevano andare in Tv… Certo che se uno va per farsi massacrare poi in futuro ci pensa attentamente a tornare.