“È il decreto della paura, ma anche quello dell’abuso”: parla il deputato M5s, Colucci

Per il deputato M5s Colucci, il decreto Sicurezza comprime le libertà costituzionali dei cittadini e colpisce il dissenso.

“È il decreto della paura, ma anche quello dell’abuso”: parla il deputato M5s, Colucci

“Qualcuno mi può spiegare perché un peculato compiuto dal pubblico ufficiale sotto la pensilina di un tram o vicino a una stazione è più grave dello stesso peculato che egli compia nel suo ufficio pubblico?”. Sorride l’on. M5s Alfonso Colucci, mentre illustra il “decreto della paura”, ma è un sorriso amaro. Perché il provvedimento sul quale ieri il governo ha posto la fiducia è “un panpanalismo selettivo” (per dirlo da tecnico e Colucci è un tecnico), che tradotto per i comuni mortali significa “dura repressione del dissenso”.

Onorevole, perché dice no al dl Sicurezza?
“Perché libertà di parola e di manifestazione del pensiero vengono messe in grave crisi. Insieme con altre libertà che vengono fortemente compresse, poiché si utilizza il diritto penale in funzione repressiva, torcendone la finalità costituzionale, con una grave compressione dei diritti e delle libertà del cittadino. Davvero stanno trasformando lo stato di diritto in uno stato di polizia”.

Da una parte il governo cancella norme e controlli, dall’altra impone decine di nuovi reati, non c’è una contraddizione di fondo?
“Ciò che desta scalpore è questo panpenalismo che è selettivo, da un lato la situazione dei cittadini – in termini di libertà di manifestazione, penalizzazione di quasi ogni comportamento della vita umana – viene aggravata, ma dall’altra, con l’abolizione dell’abuso d’ufficio, con la stretta sulle intercettazioni, col preavviso della custodia cautelare, la situazione dei colletti bianchi e degli amministratori (pensi alla norma passata sulla Corte dei Conti che presume la buona fede del politico) viene notevolmente alleggerita. È un panpenalismo securitario, selettivo e discriminatorio”.

L’ha sorpresa la fiducia di ieri?
“No, perché questo è il decreto della paura, ma è anche il decreto dell’abuso. Esso infatti perpetra uno scippo nei confronti del Parlamento, inutile ricordare che il decreto assorbe le disposizioni di un disegno di legge che era stato già votato dalla Camera e già licenziato dalla commissione competente del Senato ed era pronto per l’aula. E quindi è uno scippo perché il governo se ne appropria con un decreto legge. Inoltre è privo dei requisiti di necessità e urgenza previsti dall’art. 77 della Costituzione; peraltro in commissione abbiamo avuto solo la segnalazione degli emendamenti, con il numero degli emendamenti ridotto per volontà della maggioranza. E in più ci hanno messo la tagliola. Per cui abbiamo discusso solo 15 articoli su 39. E in questo contesto di gravi violazioni delle prerogative costituzionali e del Parlamento (che significa dare un calcio in faccia ai cittadini) la fiducia non è che il corollario necessario di questo abuso”.

Il fronte del “no” al decreto è estremamente largo: le minoranze, la Magistratura, l’Avvocatura, i sindacati, le associazioni… Di solito, in un Paese normale, un governo di ferma…
“È preoccupante quando il governo e la maggioranza di turno non ascoltano l’appello di 250 costituzionalisti, tra i quali tre ex presidenti emeriti della Corte Costituzionale, della società civile, dei magistrati, di tutti…”.

Perché parla di Codice penale discriminatorio?
Perché si discrimina la marginalità, l’immigrato, il detenuto, il diverso. E quindi si passa dalla sanzione del fatto, alla sanzione del soggetto. Sta qui è la torsione democratica e la violazione di principi costituzionali di fondo. Senza contare la disposizione che consente alla Presidente del Consiglio di autorizzare i servizi segreti a costituire, dico a costituire, associazioni terroristiche e non solo ad infiltrarsi in quelle già costituite per combatterle dall’interno. Una norma incompatibile con uno Stato democratico”.

I profili di incostituzionalità del testo sono molteplici, quindi il prossimo passaggio sarà sollevare la questione di costituzionalità?
Assolutamente sì. Per esempio, la norma sulla canapa, anche quella è incostituzionale, perché viola il trattato di funzionamento dell’Unione europea, vietandone l’importazione. Una norma da disapplicare. Poi ci devono spiegare perché due situazioni diverse – immagini il detenuto e una persona accolta inun Cpr, il primo condannato per un reato o in attesa di condanna, il secondo che non è colpevole di nulla – vengono equiparate, perché il reato di resistenza passiva viene esteso anche ai Cpr. Due situazioni diverse che vengono trattate allo stesso modo e lì è evidente la natura discriminatoria del provvedimento, perché l’immigrato viene parificato al responsabile di un reato.

Se questi profili chiaramente anticostituzionali sono destinati ad essere cassati, perché vanno avanti?
Per l’esigenza della propaganda, la necessità di reprimere il dissenso – se lei non è d’accordo col Ponte sullo Stretto e manifesta in prossimità del Ponte, lei compie un reato penale – e anche la necessità di sopperire alla mancanza di politiche sociali. È chiaro che cadrà tutto sotto la scure della Consulta, ma intanto i soggetti che sono stati condannati, chi li risarcisce più? Le illegittimità costituzionale di una norma penale produce effetti che sono irreversibili sulla vita delle persone.

Non male per un governo di garantisti…
È un garantismo di facciata. E questo motiva la fiducia di oggi: così il governo evita anche il dissenso interno di quelle frange della maggioranza che si proclamano fautrici di uno stato liberale, ma poi nei fatti mandano i bambini di un anno in carcere…