E’ sempre più Forza Italia Viva. Pure sul referendum Renzi e Silvio se la intendono. Iv e FI hanno lasciato libertà di voto ai propri elettori. Così sperano di salvare poltrone e relativi stipendi

Il patto del Nazareno non si è mai rotto e c’è sempre di più un Forza Italia Viva. Non sembra un caso che gli unici a lasciare libertà di voto in vista del referendum sul taglio dei parlamentari, con la speranza di mantenere un ampio numero di poltrone a Montecitorio e Palazzo Madama, siano proprio Silvio Berlusconi e Matteo Renzi. Altro che leader dei progressisti. L’ex premier fiorentino, dall’intesa con il Cav in poi, si è mosso e continua a muoversi come l’erede del berlusconismo e tra gli azzurri sulla via del tramonto e i renziani confinati a percentuali ridicole Forza Italia Viva si irrobustisce.

SOLITO MATTEO. Passata la fase del responsabile impegnato a salvare l’Italia da una deriva sovranista, Renzi appare uno dei principali sabotatori della riforma volta a rendere il Parlamento più snello e a far risparmiare agli italiani il pagamento di ricchi stipendi a un esercito di deputati e senatori. Non si cura più della sua riforma, bocciata proprio con un referendum, con cui voleva addirittura cancellare una delle due Camere. Il senatore semplice di Rignano, dopo aver giurato di essere in prima linea affinché tutto cambi, in modo gattopardesco è ora impegnato affinché tutto resti così com’è. Con tante poltrone in Parlamento.

“Agli elettori di Italia Viva dico fate quello che vi pare. Se votate sì o no, il giorno dopo abbiamo un problema, e cioè che bisogna fare le regole”, ha ripetuto ieri a L’aria che tira su La7. Ospite di Radio Anch’io su Radio1 Rai, ha quindi insistito sul taglio dei parlamentari, dicendo “è uno spot, è un tributo alla demagogia”. Proprio come Forza Italia. Con quella libertà di voto che suona tanto come appello a salvare più posti e strapuntini possibili in Parlamento. Un tema su cui, con il Cav alle prese con il Covid, ieri è intervenuto il vicepresidente di FI ed ex presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani. L’esponente azzurro è arrivato così al punto di sostenere che Forza Italia è stata sempre favorevole al taglia-poltrone. “Avevamo presentato una proposta che la sinistra ha bocciato e che riduceva i parlamentari in un quadro complessivo di riforme”, ha precisato.

Ma una volta che la riforma è stata fatta e va solo confermata per Tajani è meglio lasciare tutto invariato. “Questa riforma rischia di penalizzare molte parti d’Italia e togliere rappresentatività a molti territori”, dichiara. Di più: “Non ci piace così come è stata fatta e visto che non sono i partiti che devono decidere ma sono cittadini, noi lasciamo libertà di voto ai nostri sostenitori, ai nostri simpatizzanti, ai nostri elettori perché decidano loro se questa brutta riforma deve essere approvata oppure respinta”. E partendo dalla “brutta riforma” di libertà di voto sembra ne resti poca.

IL NODO. A dover riportare il dibattito sui giusti binari anche ieri è così toccato al ministro degli esteri ed esponente pentastellato Luigi Di Maio. ‘’Questo non è un referendum sul Movimento 5 Stelle, ma sul taglio dei parlamentari’’, ha ribadito intervenendo a Mattinocinque, invitando a ‘’votare sì perché è il momento di tagliare i parlamentari’’, che ‘’è un argomento che è stato votato da tutte le forze in Parlamento’’. Il ministro ha quindi messo il dito nella piaga, ricordando come da decenni vengano senza scrupoli tagliati in Italia la sanità, il welfare e i trasporti, senza che sia mai stato posto il problema di rischi per la democrazia, mentre viene lanciato un simile allarme quando si tratta di sforbiciare i privilegi della casta.

A sostenerlo il segretario dem Nicola Zingaretti: “Non è vero che la democrazia in pericolo ma bisogna accompagnare il taglio a un processo di riforme che è ripreso grazie al Pd. Sul fronte sovranista, mentre Matteo Salvini e Giorgia Meloni continuano a sostenere che sono per il sì pur lavorando affinché la riforma venga bocciata, con la speranza di dare così una spallata pesante al Governo Conte, a mostrare il vero volto della Lega è l’ex sottosegretario Giancarlo Giorgetti. Il potente esponente del Carroccio ieri ha annunciato che al referendum voterà “convintamente no”. Strategie diverse per colpire l’esecutivo e salvare un posto al sole in Parlamento.