Ecco i sottosegretari. Non c’è posto per i big

di Vittorio Pezzuto

Termina oggi, con il giuramento degli interessati nelle mani di Enrico Letta, la delicata partita a Tetris per la composizione del sottogoverno tripartito e inciucista. La situazione si è definitivamente sbloccata ieri in tarda serata con un blitz dello stesso premier che, appena tornato a Roma, ha voluto convocare d’urgenza un Consiglio dei Ministri ad hoc per evitare che l’allungarsi del totonomine potesse sfilacciare il tessuto della maggioranza. Sono stati così limati i tasselli che i plenipotenziari Denis Verdini (Pdl) e Maurizio Migliavacca (Pd) avevano assemblato per giorni sotto la regia del ministro Dario Franceschini.

Riequilibrio in casa Pdl
Soltanto in apparenza le cronache di questi giorni assomigliavano ai pastoni dedicati al calciomercato estivo. Se sui quotidiani sportivi i nomi dei calciatori vengono ‘spinti’ dai loro procuratori per alzarne le quotazioni di mercato e far sognare a occhi aperti i tifosi, in politica accade infatti l’esatto opposto: al netto dei loro clientes, i più autorevoli candidati alla poltrona di viceministro e di sottosegretario non dispongono di fan entusiasti ma semmai di una solida base di detrattori (soprattutto nello spogliatoio della propria squadra) e quindi fanno di tutto per non apparire sui giornali proprio per non essere ‘bruciati’ sul filo di lana. Toccava quindi setacciare le indiscrezioni raccolte, proprio per distinguere le polpette avvelenate dei finti amici dalle notizie più accreditate.

La lista ufficiale dei 40 nomi che il sito di Palazzo Chigi ha pubblicato alle 22.53 consente di passare finalmente dal condizionale all’indicativo. Molte le sorprese. Giovanni Legnini (Pd), che molti davano all’Economia, è il nuovo sottosegretario all’Editoria. Ai Rapporti con il Parlamento vanno invece Sesa Amici e Sabrina De Camilliis. Si occuperà di Pari Opportunità Michaela Biancofiore, che ha battuto allo sprint l’ex consigliere del Lazio Isabella Rauti. A Palazzo Vidoni, come sottosegretario alla Pubblica Amministrazione, arriva invece il sudista Gianfranco Miccicché. Scorrendo la lista dei viceministri ci si accorge subito che mancano del tutto i big di partito, con forse la sola eccezione di Stefano Fassina all’Economia. I nomi scelti sono infatti quelli di Filippo Bubbico (Interni), Lapo Pistelli, Bruno Archi e Marta Dassù (Esteri), Luigi Casero (Economia), Carlo Calenda e Antonio Catricalà (Sviluppo Economico), Vincenzo De Luca (Infrastrutture e Trasporti). In casa Pdl si conferma così l’ipotesi che diversi ex ministri dell’ultimo governo Berlusconi (su tutti Mara Carfagna, Maurizio Sacconi, Anna Maria Bernini, Stefania Prestigiacomo, Paolo Romani e Raffaele Fitto) potrebbero adesso essere dirottati alla presidenza delle commissioni parlamentari, ritenute a ragione un caposaldo fondamentale per condizionare l’iter legislativo dei più importanti provvedimenti. Una soluzione che avrebbe anche il pregio di riequilibrare gli assetti interni al partito, oggi troppo sbilanciati a favore della componente ciellina e alfaniana.

Delusioni
I veti incrociati hanno stoppato la promozione di Renata Polverini al Ministero del Lavoro mentre Enrico Costa non ce l’ha fatta a entrare in via Arenula come sottosegretario alla Giustizia (al suo posto Cosimo Ferri). Delusa anche  Laura Ravetto che si pensava potesse essere premiata con un  sottosegretariato allo Sviluppo Economico. Un big come Cesare Damiano ha dovuto invece cedere la poltrona di viceministro del Lavoro alla senatrice Cecilia Guerra, che sarà affiancata da Jole Santelli (Pdl) e dall’economista Carlo Dell’Aringa (Pd). Ermete Realacci veniva dato per sicuro al ministero dell’Ambiente e invece ha dovuto fare spazio a Marco Flavio Cirillo. Anche Francesco Boccia non è entrato in squadra: la moglie Nunzia De Girolamo è stata appena nominata ministro delle Politiche Agricole e di questi tempi un duplex familiare al governo non poteva non suscitare le critiche dell’opinione pubblica. Persino l’inciucio ha i suoi limiti.