Ecco la manovra senza tasse. Arriva il Def: dieci miliardi di tagli alla spesa per non far aumentare l’Iva

L’abbacchio pasquale rischia di restare sullo stomaco al premier Matteo Renzi che oggi rientra dalle brevi vacanze con uno dei nodi più grossi da affrontare per i prossimi mesi: il Documento di economia e finanza (Def). Una manovra da circa dieci miliardi che non dovrebbe però contenere alcun nuovo sacrificio in termini di tasse per i contribuenti. Come ha spiegato lo stesso Presidente del Consiglio in una intervista pubblicata domenica scorsa sul Messaggero, si punterà ancora sulla spending review piuttosto che su maggiori entrate fiscali, lasciando così quante più risoprse è possibile agli investimenti privati e alla ripresa dei consumi. Unico imperativo: non far scattare l’aumento dell’Iva, inserito tra le calusole di salvaguardia in caso del mancato raggiungimento dei parametri economici stabiliti con Bruxelles.

UNA POLTRONA NCD
Nel Consiglio dei ministri di oggi potrebbe arrivare anche la nomina del nuovo sottosegretario alla presidenza del Consiglio che sostituirà Graziano Delrio, spedito la settimana scorsa alla guida del ministro delle Infrastrutture. Una mossa che farà capire i nuovi equilibri anche all’interno della maggioranza parlamentare, visto che Ncd rivendica qualcosa in cambio della poltrona perduta dal suo ministro Maurizio Lupi. Tra i papabili per il delicato incarico lasciato da Delrio si fanno i nomi del viceministro Claudio De Vincenti, della vicepresidente del Senato Valeria Fedeli ed del vicecapogruppo alla Camera Ettore Rosato, tutti e tre del Pd. A Ncd potrebbe andare in questo modo il ministero degli Affari regionali, abbandonato con poca lungimiranza (come era stato gestito, d’altronde) da Maria Carmela Lanzetta. Per questo incarico il più gettonato resta Gaetano Quagliarello, anche se Renzi potrebbe ancora aspettare nell’assegnare la poltrona, facendo bollire ancora un po’ in un brodo bollente il partito di Angelino Alfano. Dovrebbe slittare a dopo le regionali, quindi a giugno, anche la verifica sui presidenti di commissione, in genere prevista a due anni dall’inizio della legislatura.
Se i nodi del Governo sono difficili da sciogliere, anche nel centrodestra i buoni propositi della Pasqua sono già pronti per essere messi in archivio.

CENTRODESTRA CAOS
Forza Italia deve chiudere le liste per le regionali pugliesi e qui i conti del Cavaliere non tornano. I rapporti con Raffaele Fitto sono precipitati e un recupero in extremis – se mai sarà – resterà comunque una toppa peggiore del buco. Mal di pancia che non finiscono neppure nelle altre regioni dove il Centrodestra resta frantumato, a partire dalla Liguria che rischia di far schiantare il portavoce del partito, Giovanni Toti, sotto ricatto di Lega e Scajoliani.