Ecco lo staff del ministro delle gaffe Sangiuliano

Il ministro Sangiuliano ha assestato la sua squadra, tra i dovuti incarichi istituzionali anche una folta schiera di consiglieri.

Ecco lo staff del ministro delle gaffe Sangiuliano

Con la cultura non si mangia ma con il ministero della Cultura evidentemente sì. Il ministro Gennaro Sangiuliano ha assestato la sua squadra al dicastero di Via del Collegio Romano, tra i dovuti incarichi istituzionali e una folta schiera di consiglieri. Ne avrà bisogno, questo è certo, se in così pochi mesi è già riuscito a collezionare un’invidiabile sequela di sfondoni.

Il ministro della Cultura Sangiuliano ha assestato la sua squadra, tra i dovuti incarichi istituzionali anche una folta schiera di consiglieri

Gennaro Sangiuliano, giornalista che ha lavorato anche al Tg2, ha esordito con una gaffe piuttosto clamorosa come ministro della Cultura nel governo Meloni. Nello specifico Sangiuliano ha accusato la Rai di non aver mai dedicato un film o una serie tv ad Oriana Fallaci occupando piuttosto “del sindaco Mimmo Lucano”. Un’accusa” smentita dai fatti. Nel 2015 andò in onda sulla Rai la serie tv “L’Oriana” incentrata proprio sulla figura della giornalista e scrittrice interpretata da Vittoria Puccini: due episodi per un totale di 180 minuti per raccontare la vita proprio di Oriana Fallaci.

Poi si è buttato (male) su Dante, indicandolo come “fondatore del pensiero di destra”. Sul fronte delle cose fatte finora si registra poco, quasi niente, al di là dell’appropriazione di misure già in corso come il decantato Decreto cinema (già preparato dal suo predecessore, Dario Franceschini) o le “aperture straordinarie” che da noi sono ordinarie da tempo. In attesa di sapere chi sostituirà la sua ex portavoce Tg2 Marina Nalesso che ha rassegnato le dimissioni per “motivi personali”, la lista dei consiglieri del ministro Sangiuliano già “parla”.

Nello staff di Sangiuliano anche il giornalista Francesco Giubilei

C’è, per la modica cifra di 40mila euro all’anno, Francesco Giubilei, penna del Giornale e astro nascente della cultura destrorsa. Giubilei, tanto per avere contezza dello spessore, presiede la Fondazione Tatarella e l’associazione Nazione Futura e mentre salta da uno studio televisivo all’altro prova a scardinare “l’egemonia del marxismo culturale” (ha detto proprio così) proponendo i capisaldi della retorica destrorsa. Qualche giorno fa ha partecipato al convegno Se questo è l’uomo organizzato da Pro Vita e Famiglia e Cinabro Edizioni con Simone Pillon, e i giornalisti Marcello Foa e Francesco Borgonovo.

Il ministro della Cultura ha assoldato anche un economista, è l’ex Cdp Giorgio Carlo Brugnoni

Giubilei è consigliere del ministro per la promozione della cultura tra i giovani. Quale cultura, verrebbe da chiedersi? Trentamila mila euro all’anno li prende anche Beatrice Venezi, direttrice d’orchestra nonché figlia di Gabriele Venezi, immobiliarista, che è stato dirigente nazionale dell’organizzazione neofascista Forza Nuova negli anni 2010. Beatrice Venezi è diventata un’icona della destra più che per le capacità musicali (sia chiaro, riconosciute) per l’ostinazione con cui si vuole far chiamare “direttore” e non “direttrice” (d’orchestra appunto). Ma dei 360 mila euro all’anno spesi in consulenze dal ministero guidato da Sangiuliano ne spicca una su tutte: 130 mila euro, più di un terzo dell’intero budget, servono a pagare lo stipendio di un unico consigliere, Giorgio Carlo Brugnoni, che non ha competenze culturali ma è un economista.

Brugnoni proviene da Cassa Depositi e Prestiti dove si è occupato di gestione dei crediti fin dal 2012, all’inizio di una brillante carriera. Tra le sue pubblicazione spicca l’anno scorso “Le banche italiane tra pandemia e nuove tensioni geopolitiche: impatti, scenari e strategie” o, nel 2019, “Il nuovo bilancio delle banche. Introduzione alla lettura. Percorsi e strumenti di analisi”. Si occupa di finanza islamica (a cui ha dedicato diverse pubblicazioni) e tiene lezioni sull’analisi delle performance della banche. Tutto meritorio e importante, per carità, ma che c’entra con il ministero della Cultura?