Editoria, Del Vecchio si prende il 30% de Il Giornale e prepara la scalata al Qn: nel mirino Giorno, Resto del Carlino e Nazione

Leonardo Maria Del Vecchio acquisisce il 30% de Il Giornale dagli Angelucci e mette nel mirino il gruppo della famiglia Riffeser Monti

Editoria, Del Vecchio si prende il 30% de Il Giornale e prepara la scalata al Qn: nel mirino Giorno, Resto del Carlino e Nazione

Lo tsunami nel mondo dell’editoria italiana sembra continuare. E il grande protagonista ora non è un misconosciuto armatore greco, ma Leonardo Maria Del Vecchio. Dopo il tentato (e respinto) assalto al gruppo Gedi, l’erede quartogenito del fondatore di Luxottica Leonardo del Vecchio (senior) ha dichiarato ieri di aver messo le mani sul 30% delle azioni de Il Giornale della famiglia Angelucci e si appresta a rilevare anche la maggioranza del Gruppo Qn, controllato dalla famiglia Riffeser Monti, che edita i quotidiani Il Giorno, La Nazione e Il Resto Del Carlino (Andrea Riffeser Monti è anche presidente della Fieg, la Federazione italiana editori di giornali).

Angelucci cede il 30% a Del Vecchio

Ma andiamo con ordine: da tempo si vociferava dell’insoddisfazione della famiglia Angelucci per il “doppione” milanese presente nel suo impero editoriale di destra, ovvero Il Giornale e Libero. Due testate in concorrenza, con la prima dagli altissimi costi di gestione, ereditati dall’era berlusconiana. Quindi, quando Del Vecchio ha bussato alla porta di casa Angelucci, il deputato più assenteista del Parlamento italiano ha colto la palla al balzo e ha ceduto volentieri le azioni della testata (appena passata sotto la direzione di Tommaso Cerno).

L’imprenditore mira a costituire un polo editoriale

Dal canto suo, Del Vecchio ha fatto sapere che l’ingresso di Lmdv Capital nel capitale de Il Giornale “avviene in qualità di investitore di lungo periodo, al fianco dell’azionista di riferimento, con l’obiettivo di rafforzare il progetto industriale del quotidiano e sostenerne l’evoluzione digitale, preservandone al contempo identità, autonomia e linea editoriale”.

Ma nella nota del rampollo si leggeva anche che l’operazione si “inserisce nel più ampio percorso avviato da Lmdv Capital nel settore dei media e si affianca all’esclusiva recentemente sottoscritta per l’acquisizione della maggioranza di un gruppo editoriale italiano, attivo su quotidiani e piattaforme digitali a diffusione nazionale e locale”.

Rotta sul gruppo Qn dopo il no di Elkan per Gedi

E quale fosse questo “gruppo editoriale italiano” lo si è scoperto nel giro di pochi minuti: il gruppo Qn, appunto. Un’acquisizione che racchiude un disegno ampio, secondo Del Vecchio. Le due iniziative “delineano”, infatti, “il primo perimetro del polo editoriale italiano che Del Vecchio intende sviluppare come base del proprio futuro piano industriale nei media”, ammette lo stesso imprenditore, che a inizio dicembre aveva annunciato di aver offerto 140 milioni di euro per acquistare il gruppo Gedi (La Repubblica, La Stampa). Trattiva fallita per il secco no di Exor (cioè John Elkan), deciso a trattare esclusivamente con il gruppo Antena, dell’armatore greco Theodore Kyriakou.

Tornando a Del Vecchio, l’imprenditore “conferma la volontà di investire nel lungo periodo sull’informazione italiana mettendo a disposizione capitale, competenze manageriali e know-how sulla trasformazione digitale”, si legge sempre nella nota della società. “Il progetto prevede la costruzione di una piattaforma editoriale integrata, fondata su: la valorizzazione dei brand storici della stampa italiana; l’accelerazione della trasformazione digitale (siti, app, podcast, video, prodotti premium e modelli di abbonamento); l’utilizzo responsabile di dati e intelligenza artificiale a supporto del lavoro delle redazioni, senza sostituire il ruolo, l’indipendenza e il valore dei giornalisti né ridurre la centralità delle scelte editoriali; risorse professionali, persone che operano all’interno della struttura editoriale che rappresentano il capitale umano su cui si fondano crescita, credibilità e identità del gruppo”.

“Questo investimento, al fianco della famiglia Angelucci, rappresenta un passo concreto nel percorso che ho delineato nei mesi scorsi: rafforzare l’editoria italiana con capitale italiano, paziente e industriale. Non possiamo accettare che il futuro dell’informazione venga deciso esclusivamente dagli algoritmi o da piattaforme che non investono nel lavoro giornalistico”, ha dichiarato infine Dal Vecchio, “L’obiettivo di chi oggi ha la possibilità di investire è esattamente l’opposto: mettere risorse e competenze al servizio di redazioni libere, capaci di parlare alle nuove generazioni senza rinunciare alla qualità”.

Intanto Linkiesta entra in concordato preventivo

E se Il Giornale sorride, c’è un altro gruppo che piange una crisi nera: L’Editoriale Linkiesta, ammessa quattro giorni fa alla procedura di concordato preventivo dal Tribunale di Milano. Il gruppo, che ha tempo fino al 7 gennaio prossimo per presentare un progetto convincente per uscire dalla crisi, dal 1° gennaio al 3 novembre 2025 ha accumulato 1,14 milioni di euro di perdite a fronte di un valore della produzione di 639 mila euro” e aveva chiuso il 2024 “con 2,3 milioni di ricavi, ma 1,77 milioni di perdite e 3,1 milioni di debiti, di cui 1,5 milioni tributari e quasi un milione verso Inpgi e Inps”.