Se la politica è l’arte del possibile, con Romano Prodi arriviamo all’impossibile. In fin dei conti parliamo di un signore che riuscì a sapere in una seduta spiritica in quale via era tenuto prigioniero Aldo Moro, salvo poi spedire la polizia da tutt’altra parte. Manager democristiano dell’Iri che spendeva e spandeva miliardi pubblici, ma anche padre nobile della Sinistra, l’ex premier dell’Ulivo, ha avuto un’altra illuminazione: far posto a Silvio Berlusconi nel Governo. Roba da ricovero immediato se non fosse che questa idea non circola da ieri, e unendo i puntini lasciati da tanti indizi possiamo vedere un disegno ben preciso.
Partiamo dalla riabilitazione giudiziaria del fondatore di Mediaset e Forza Italia. L’operazione è disperata, ma l’incrocio delle televisioni di famiglia, giornali amici e carenza di memoria degli italiani fa miracoli. Così il nastro con le confidenze di un giudice morto due anni fa, tenuto sette anni in un cassetto, dovrebbe provare che il Cavaliere è immacolato come un giglio di campo, e se combatte da trent’anni con i tribunali di tutta Italia è perché un esercito di toghe non si è ancora stancato di complottare contro di lui. Poi c’è il Mes, cioè la tagliola in cui i poteri europei e finanziari vorrebbero infilare la nostra testa.
Cinque Stelle e partiti sovranisti hanno fiutato la trappola e non ne vogliono sentire parlare, ma Silvio in perfetta sintonia con Renzi e col Pd si dice pronto a cooperare per un presunto bene del Paese, acquisendo punti sulla stampa leccaculo del sistema, dove lo si fa passare per lungimirante e responsabile, senza spendere una riga per ricordare quanta gente in Grecia ha ringraziato la Troika dandosi fuoco nelle strade. Se poi a tutto questo aggiungiamo la patente di saggezza rilasciata niente popò di meno che da Prodi, il quadro è completo: ad Arcore c’era un santo e non lo sapevamo.
Ora non è chiaro in quale governo possa trovare posto Berlusconi, ed escludendo categoricamente che si tratti di un qualunque esecutivo con i Cinque Stelle, l’unico motivo per cui sta montando questa operazione nostalgia è per rimettere in qualche modo mano agli affari, spartirsi i soldi europei e quel po’ di ciccia che è rimasta attorno all’osso del Paese.