L'Editoriale

A Derna un disastro pure per noi

Il disastro appena provocato dall’uragano Daniel a Derna è di dimensioni bibliche.

A Derna un disastro pure per noi

Chi è riuscito a consolarsi nella poesia del nuovo film di Matteo Garrone, con la madame africana che vola sul deserto in cui muore cercando di arrivare a piedi in Libia e poi in Italia, farà bene a riaprire gli occhi sulla realtà. E a farlo in fretta. Il disastro appena provocato dall’uragano Daniel a Derna è di dimensioni bibliche.

Le prime cronache parlano di oltre duemila morti, che vanno ad aggiungersi ai circa tremila del terremoto a Marrakech. Tragedie che rendono ancora più povera e insicura tutta l’area che si affaccia sul Mediterraneo. Perciò prepariamoci a una nuova emergenza umanitaria, con flussi di disperati ancora più sostanziosi verso le nostre coste, dove peraltro il governo Meloni si sta aggiudicando il record storico di arrivi.

La premier, infatti, non solo ha dimostrato che il blocco navale era una bufala, ma ha anche gestito il traffico dei migranti peggio degli esecutivi precedenti. Un flop inevitabile quando la politica si ferma agli slogan, alle strette di mano e a fantomatici Piani Mattei, senza che a questi seguano fiumi di denaro. Roma, in tal senso, è vocata naturalmente a fare da capofila di un preciso progetto in Europa.

Certo, convincere i partner ad aprire i portafogli in questi tempi di magra nei bilanci non è facile, ma quando ci fu la risposta comune al Covid, col Recovery Fund, non stavamo meglio. Ciò nonostante, tutti capirono che c’era un problema straordinario da affrontare. Straordinario come quello delle migrazioni, che noi da soli non possiamo contenere. E ancora meno se isolati in Europa.