L'Editoriale

Affrontare uniti l’emergenza Coronavirus. Ma nel Centrodestra sgarrano tutti

Alessandro Manzoni ne fece una delle più belle allegorie del genere umano. Presi com’erano dal darsele di santa ragione, i capponi di Renzo non potevano accorgersi di essere destinati alla stessa padella. Ecco, esattamente come stiamo facendo noi, autentici polli che un sacco di gente non vede l’ora di assaggiare, invece di unire le forze per affrontare la diffusione del Coronavirus, litighiamo su tutto e offriamo al mondo la nostra immagine peggiore. L’intervista data da Matteo Salvini a un quotidiano spagnolo (leggi l’articolo) è in questo senso da antologia. Semmai qualche coraggioso turista avesse pensato di venire in vacanza in Italia, dopo aver sentito il leader leghista avrà certamente optato per un safari a mani nude in mezzo ai leoni, considerandolo di gran lunga meno pericoloso.

Purtroppo quello del capo del Carroccio sta diventando un caso umano, e dopo l’errore monumentale dell’uscita dal governo gialloverde non sa più che inventarsi per far parlare di sé, col risultato di straparlare e indispettire i suoi stessi elettori. Così dopo aver preso il partito al 4% e averlo portato sulla vetta stimata del 38% nei giorni alcolici del Papeete, adesso ha già perso – sempre secondo le ultime stime – ben 11 punti, e se i suoi colonnelli non tirano fuori gli attributi e lo fermano, il sedicente Capitano riporterà la Lega sulle stesse percentuali minime in cui l’ha trovata. Ma di situazioni paradossali non c’è solo questa.

I nostri giornali sono co-responsabili degli scenari da day after che vediamo attorno a noi, con l’economia paralizzata da una malattia che non va affrontata facendo testamento, ma utilizzando tutte le misure di prevenzione possibile, molte delle quali basiche e di normale buon senso. La più grande follia è però quella di chi ha riesumato la questione meridionale, gettando nello stesso calderone di paure per la salute e ricadute economiche anche gli antichi preconcetti che separano il Nord e il Sud del Paese.

QUESTIONE MERIDIONALE. Una faida aperta da una provocazione del presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci, che chiedeva ai turisti settentrionali residenti delle zone rosse (cioè più soggette alla diffusione del virus) di non andare in Sicilia, in quanto priva dei necessari controlli sanitari negli aeroporti. Prima sui social network e poi sui media tradizionali molti hanno preso fischi per fiaschi e su questa scia il quotidiano Libero ieri ha partorito il titolo di prima pagina più squallido della sua collezione di titoli squallidi: “Virus alla conquista del Sud. L’infezione crea l’unità d’Italia”. Con l’emergere delle prime infezioni anche nel Centro e nel Meridione “ora sì che siamo tutti fratelli”, spiegava meglio il quotidiano di Vittorio Feltri.

Mal comune mezzo gaudio, insomma, quasi festeggiando che la malattia cominciasse a estendersi tra i terroni, non sia mai – ha commentato qualcuno – che quei fannulloni mantenuti dal Reddito di cittadinanza se la passino meglio dei laboriosi abitanti del Nord. Paolo Liguori, un giornalista dalle idee non sempre condivisibili ma sicuramente di valore, ci metteva poi un altro carico sopra, sostenendo che “senza la Lombardia la Sicilia può solo finire in Africa”. E giù altre migliaia di commenti sui soliti social, incendiati dalle accuse reciproche di nordisti e suddisti.

ACCUSE GRATUITE. Mancava solo la dichiarazione di guerra per certificare in tutto il pianeta che siamo un Paese in preda a una crisi di nervi, diviso e divisivo, incapace di fare squadra anche nei momenti peggiori. Niente a che vedere con gli americani, per capirci, che dopo l’attacco alle torri gemelle, di fronte a un pericolo comune, si dimenticarono di essere democratici e repubblicani, bianchi e neri, e si diedero da fare con il loro governo per affrontare il nemico. Qui, nell’eterno Paese dei campanili, da sempre diviso su tutto – Orazi e Curiazi, Guelfi e Ghibellini, laziali e romanisti – invece ciascuno pensa al suo orticello. La priorità delle opposizioni resta quella di mettere in croce il Governo, anche perché l’emergenza ha reso impossibile un veloce ritorno alle urne, e il premier che gestisce la situazione sul campo si sta rafforzando, con tutti i suoi ministri, che i giornali fiancheggiatori del Centrodestra non esitano a definire incapaci, senza però neanche provare a dirci che altro dovrebbero fare.