L’Onu e l’Unione europea – cioè due istituzioni che sulla strage dei migranti nel Mediterraneo da sempre fanno poco più che guardare – apriranno un’inchiesta su una nave americana sospettata di aver soccorso tardi un gommone finito poi a fondo, facendo 76 vittime. Invece di chiedersi come mai su quella rotta non ci fossero navi con la bandiera europea, si apre una nuova fiera dell’ipocrisia, eclissando le vere responsabilità dietro l’ennesimo caso internazionale dove alla fine nessuno paga. La vicenda è quella della Trenton, risalente a giugno scorso, di certo non una delle pagina più gloriose della Marina Usa. Il fatto non deve distrarci però dal problema principale: l’assoluta pericolosità di un traffico di uomini che solo un sistema compiacente non ha voluto seriamente contrastare. Il calo verticale degli sbarchi negli ultimi mesi, cioè quelli più favorevoli alle traversate, è la prova inconfutabile che prese di posizione nette, come quelle viste sulla nave Diciotti o sulle imbarcazioni delle Ong, sono servite più di tante promesse – o forse è meglio dire illusioni – per scongiurare tante morti in mare. Indimenticabile in tal senso la visita solenne che fece a Lampedusa a ottobre 2013 l’allora presidente della Commissione Ue Barroso, promettendo mezzi a sufficienza per presidiare le tratte dei migranti. In quei giorni il mondo era attonito per la morte di 368 persone in un unico naufragio. Abbiamo visto quanto poco si è fatto. Pochissimo se messo a confronto con gli effetti di appena pochi mesi di governo di Salvini e Toninelli.
L'Editoriale
Anche l’Onu ipocrita sui migranti
L'Onu aprirà un’inchiesta su una nave americana sospettata di aver soccorso tardi un gommone finito poi a fondo, facendo 76 vittime