A chi non sembra di vedere un film già visto? Eppure, sono almeno due decenni che ci propinano la stessa commedia all’italiana, dove la trama è quella di un governo che non governa perché le toghe cattive, possibilmente rosse, remano contro. E che dire dei mercati col fiato sospeso in attesa delle agenzie di rating e i giudizi sulla solvibilità del Paese?
Per non parlare della propaganda spiccia, come le targhette con i prezzi già rialzati dei prodotti alimentari, per gettare un po’ di fumo negli occhi di chi piange comunque al momento della spesa. Copioni che conosciamo tutti a menadito, ma che a Palazzo Chigi non passano di moda. Così la Meloni, dopo essersi inventata il “gomblotto” per sostituirla con un esecutivo tecnico, ieri si è messa a fare l’imitazione della buonanima del Cavaliere, accusando “un pezzo d’Italia” di aiutare gli sbarchi illegali dei migranti.
Il riferimento era alla giudice di Catania che ha rigettato parte del decreto Cutro. Una decisione tutt’altro che ideologica, ma tecnica, in quanto quel decreto è scritto male oltre ad essere macroscopicamente incostituzionale. Per chi ha già fallito con la ricetta principale – quel blocco navale di cui adesso le destre evitano accuratamente di parlare – serviva perciò un alibi per giustificare quest’altro flop sugli sbarchi. E che c’era di meglio di mandare in replica il capolavoro di Silvio, attaccando i magistrati? Milioni di italiani, d’altra parte, ci sono caduti per anni. E chissà, magari con un po’ di siparietti in tv e qualche costituzionalista à la carte, magari ci ricascano.