L'Editoriale

Begli amici a destra nelle Regioni

Se a Roma la Meloni governa come un monarca, nelle Regioni sta succedendo altrettanto.

Begli amici a destra nelle Regioni

Se a Roma la Meloni governa come un monarca, a colpi di decreti e imponendo persino alla sua maggioranza di non disturbare con emendamenti alla manovra finanziaria, nelle Regioni sta succedendo altrettanto, e venti satrapi decidono tutto da soli o al massimo con la giunta, mentre gran parte dei consigli regionali sono convocati pochissimo e su questioni marginali. Il motivo di tanto accentramento sta nella litigiosità delle coalizioni di governo, soprattutto dove Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia dietro le quinte convivono sempre più faticosamente.

A darne l’ultima prova è il siluramento della presidente dell’Arpa Lombardia, Lucia Lo Palo, che i lettori de La Notizia conoscono da quando questo giornale è stato il primo a segnalare con evidenza la singolarità della sua nomina a capo dell’Agenzia per l’Ambiente nonostante le manchi la laurea. Alla faccia del merito! Della Lo Palo, candidata di FdI non eletta alle ultime regionali, continuammo a occuparcene quando emersero i suoi affari – precedenti all’incarico – con un imprenditore indagato (guarda caso) per reati ambientali. Con un tale cv, quella che a quel punto era la garante del contrasto all’inquinamento, in un’intervista ha negato la responsabilità dell’uomo nei cambiamenti climatici, così autorizzando chiunque a sversare liquidi tossici nei fiumi piuttosto che riempire di smog le ciminiere.

Storie che hanno fatto sollevare le opposizioni, costringendo le destre al Pirellone a sottoporre la loro presidente dell’Arpa a superare un apparentemente innocuo voto di sfiducia. Con i numeri che ha Fontana, sulla carta, Lo Palo doveva superare l’ostacolo senza pensieri, e invece nel segreto dell’urna è uscita una clamorosa bocciatura. Così Lo Palo potrà andare a studiare, se crede, e il centrodestra avrà da spartirsi un’altra poltrona. Mentre al governatore resta la lezione: con gli accrocchi politici si vincono le elezioni ma poi governare è un Vietnam. E per farcela non resta che rubare spazi di democrazia, limitando i Consigli regionali e giammai prestando il fianco a voti segreti, dove quelli che si spacciano per alleati e amici possono pugnalarsi finalmente senza pietà.