L'Editoriale

Berlusconi ci ha consegnati a Putin. Ma è vietato ricordarlo

Berlusconi ha il merito - così l’ha definito lui stesso per anni - di aver cucito rapporti politici ed economici senza precedenti con Putin.

Sull’energia hanno sbagliato tutto, ma continuano a dare lezioni, cercando di farci sbagliare ancora, grazie a un sistema dell’informazione complice e alla scarsa memoria degli italiani. Il dramma che si va profilando per tantissime famiglie, e ancor di più per le imprese, messe con le spalle al muro dalle bollette stratosferiche di luce e gas, non ha nulla di casuale, e anzi sono chiarissime la genesi e le responsabilità.

Prima della guerra in Ucraina e delle sanzioni alla Russia che non ci potevamo permettere, ci sono errori madornali nella programmazione energetica e nella mancanza di visione al di fuori degli stretti interessi dell’industria alimentata dai carburanti di fonte fossile. Un disastro che ha molti padri, ma uno li batte decisamente tutti, nonostante tenti di annegare nelle sue barzellette che non fanno più ridere uno dei suoi più clamorosi misfatti.

Berlusconi ha il merito – così l’ha definito lui stesso per anni – di aver cucito rapporti politici ed economici senza precedenti con Putin

Silvio Berlusconi ha infatti il merito – così l’ha definito lui stesso per anni – di aver cucito rapporti politici ed economici senza precedenti con Putin, del quale era regolarmente ospite e di cui resta memorabile il giaciglio ricevuto in regalo da Mosca, abbondantemente citato nelle cronache delle famose serate eleganti. È stato dunque Berlusconi, e non una lotteria o i comunisti, come adesso fa dire dai suoi scendiletto in Parlamento e nei giornali, a legarci mani e piedi all’amico Vlad, facendo del Cremlino il nostro maggiore fornitore di gas naturale.

Per far questo servì un lavoro imponente, documentato dai rapporti sempre più stretti tra le aziende energetiche di Stato dei due Paesi, a partire dall’Eni guidata all’epoca dal potente amministratore delegato Paolo Scaroni, un manager da sempre nell’orbita di Arcore, tanto da essere oggi il presidente del Milan (che non è più di Berlusconi ma il cuore è rimasto lì) e in attesa di essere sistemato dallo stesso circoletto di potere al comando delle Olimpiadi invernali di Milano e Cortina. Compiti che Scaroni svolge o svolgerà con la mano sinistra, perché poi colleziona una lunga serie di incarichi nel settore della finanza.

A meno di un mese dal voto e con gli italiani imbufaliti per le bollette carissime, su quegli anni ruggenti si è fatto calare il silenzio. Anzi, al contrario, si è messa in giro una simpatica storiella: quando Berlusconi e Scaroni facevano avanti e indietro con Mosca la nostra dipendenza energetica dalla Russia era inferiore al 20%, mentre poi questa percentuale salì quando ormai a Palazzo Chigi c’erano Letta e Renzi.

Una balla sesquipedale, perché anche i bambini dell’asilo sanno che nel settore dell’energia le grandi forniture si pianificano con dieci o vent’anni d’anticipo. È lo stesso discorso, per capirci, di Draghi che si vanta di aver fatto salire il Pil nazionale del 6,6% nel suo primo anno di governo, quando in realtà quel risultato è frutto della manovra finanziaria precedente, firmata da Giuseppe Conte.

Dunque, tornando al gas, è vero che con Berlusconi eravamo poco dipendenti da Putin, ma questo era dovuto alla maggiore quantità di energia che importavamo dalla Libia, dove proprio il leader di Forza Italia commise uno dei più vili tradimenti, voltandosi dall’altro lato quando i francesi agli ordini di Sarkozy si sbarazzarono di Gheddafi. Questo non era certo uno stinco di santo, ma appena qualche mese prima di finire trucidato era stato ospite del Cavaliere, con tanto di salamelecchi e promesse di amicizia eterna.

Una volta caduto il regime di Tripoli, Berlusconi tentò di rifarsi su Parigi e Berlino, dove si sa che non l’amavano, avviando unilateralmente un mucchio di accordi commerciali con la Russia. Accordi che dispiegarono i loro effetti nel tempo, quando chi arrivò dopo a Palazzo Chigi trovò tutto apparecchiato. Solo oggi, a causa della chiusura dei rubinetti di Gazprom, l’Italia sta cercando di differenziare i fornitori, passando da un regime a un altro, dall’Algeria all’Egitto, alle repubbliche ex sovietiche.

E senza ammettere mai l’errore fatto con Putin, le destre e Forza Italia in mezzo a queste, stanno nascondendo le tracce della loro cecità a senso unico verso Mosca, perché diversamente nessuno crederebbe più alla nuova ricetta fatta di perforazioni nell’Adriatico e nucleare, quando nella loro confusione totale non confondono i rigassificatori con le trivelle.