Doveva essere un matrimonio d’amore o alla peggio d’interesse, e invece per molti Paesi l’Unione europea è diventata un costoso ménage, da cui per di più è impossibile divorziare. Il catastrofico verdetto del Parlamento di Londra alla Brexit negoziata dalla premier Theresa May è la prova che da questa tela di ragno non c’è modo di uscire. Non ci riescono gli inglesi che hanno tenuto il coltello dalla parte del manico, conservando la sterlina, figuriamoci se può farlo chi è prigioniero di una moneta comune e di una banca centrale che sente solo la campana di Berlino. L’ultima prova la stiamo vedendo in questi giorni, con la pretesa della Bce di azzerare in fretta e furia tutti i crediti deteriorati in pancia alle banche italiane, con il risultato di vederne crollare i titoli in Borsa e in prospettiva di far diminuire gli impieghi a favore di famiglie e imprese. Una decisione che peserà sull’intera economia del nostro Paese, e che però non è stata concordata con nessuno, ma calata dall’alto come farebbe solo un monarca con i suoi sudditi. In questa Europa, che partiva da un’idea meravigliosa di solidarietà e di condivisione del più grande patrimonio culturale, storico e di umanesimo del pianeta, i cittadini sono stati traditi in favore dei mercanti. Le politiche sociali sono state sacrificate ai bilanci e la povertà da cui eravamo scappati nel dopoguerra è tornata a bussarci alla porta. Un disastro che persino il presidente della Commissione Juncker ieri ha dovuto ammettere. E che ora tocca ai cittadini europei fronteggiare, chinando la testa o cambiando le regole.
L'Editoriale
La lezione della Brexit. Dalla tela di ragno di Bruxelles non c’è modo di uscire
L'editoriale del direttore Gaetano Pedullà dedicato alla Brexit