Se c’erano perplessità sulla nascita di un governo tra le due forze politiche con più consenso oggi nel Paese, degli oscuri burocrati europei ci hanno tolto ogni dubbio. Chi ancora si illude che l’Unione sia una comunità tra Stati con gli stessi diritti prenda atto che a Bruxelles pensano tutta un’altra cosa. L’Italia non solo è prigioniera di regole e strumenti che gli italiani non hanno mai approvato, a cominciare dall’Euro, ma non può nemmeno pensare di mandare al governo chi ha in animo di rinegoziare i trattati che ci opprimono. Così ieri un manipolo di commissari Ue è entrato a gamba tesa sulla trattativa in corso per far nascere un Esecutivo Cinque Stelle-Lega, ricordandoci in sostanza che siamo uno Stato a sovranità limitata. Naturale l’indignazione di Salvini e Di Maio; molto meno il silenzio di quasi tutti gli altri partiti. Qui non c’entra più nulla essere di destra o di sinistra, e nemmeno il più cinico tornaconto politico di bottega: qui ci sono in ballo la nostra libertà e democrazia, cioè i valori fondanti del patto sociale che ci fa essere comunità. Ora è chiaro a tutti che con il debito pubblico che abbiamo non è facile ribellarsi a queste e altre angherie. Ma continuando così i populismi che hanno preso piede in tutto il Continente, e che seppure ancora perdenti continuano ovunque a guadagnare spazio, perderanno ogni possibilità di essere forza riformista e positiva, per arrivare presto o tardi a cancellare la stessa idea d’Europa. Uno scenario che con i suoi continui paletti, Bruxelles sta forse non del tutto inconsapevolmente sta accelerando.
L'Editoriale